E se fossero i confini a unire, e non a dividere?

E se tutto non fosse già scritto e le cose potessero evolvere, come le storie – le vite! – dei protagonisti di questo libro?

I confini sono barriere e cesure o forse sono – più ancora – collegamenti, passaggi? Sono segni marcati oppure linee tratteggiate? Sono punti di arrivo o di partenza? Sono frecce, anche, che indirizzano le persone, in modo beffardo?

Permeabili lo sono, a moltissime cose, a quasi tutto. E non da oggi. Le merci passano, seguendo le ‘rotte’ degli interessi, le carovane dei profitti.

E si spostano anche. Informalmente ma anche formalmente. Sono storicamente determinati. E si spostano, proprio come le persone. Anche i muri vengono tirati e poi cadono, ma poi vengono ritirati su. E poi cadono di nuovo. Cortine, barriere, fronti, valli, linee che dicono tutto di un’epoca storica, non spiegano nulla di quella successiva.

Ci sono confini anche nel nostro abbigliamento (guardate, proprio ora, da dove vengono le cose che indossate mentre state leggendo), nel nostro arredamento di casa (da chi è fatto e di che cosa è fatto, soprattutto), nel telefono che state usando proprio ora, per mandare un messaggio. E ci sono sfruttamenti e altre cose indicibili, in ogni momento della nostra vita, anche se diciamo a noi stessi che quel confine non vogliamo superarlo, né che sia superato. Questioni confinate, è proprio il caso di dirlo, in un dimenticatoio.

I confini cambiamo ‘nel’ tempo, come le città che diventano più grandi e i villaggi più piccoli, e cambiano ‘con’ il tempo. Si ritraggono, come i ghiacciai, si estendono, come i deserti. Ci vuole un termometro per misurare i confini.

Ci sono confini che portano al loro rovescio, come nel caso di quelle persone confinate su un’isola, confinati e isolati, che hanno avuto l’intuizione di farli saltare, i confini dell’Europa, mentre lungo quelle linee esplodevano le bombe e i colpi dei mortai.

Ci sono muri che diventano ponti, come i luoghi che li circondano, come le comunità che li popolano. Ci sono opposizioni che diventano opportunità.

E ci sono pertugi, viottoli, sentieri che attraversano le linee, che diventano corridoi, strade maestre, che infatti ci insegnano qualcosa.

Ci sono, anche, persone attraversate da confini e confini che attraversano la vita delle persone, non solo il contrario, come è facile pensare. Storie che iniziano qui e finiscono lì, e le persone cambiano, come cambiano i loro confini, nel corso del tempo. Non siamo mai le stesse persone, le identità si spostano, si muovono, migrano pure loro. Alcuni di loro, folgoranti perché spesso più consapevoli, cambiano addirittura il posto in cui arrivano. Altre il mondo intero, proprio quello che hanno attraversato.

Forse sono apolidi o forse sono cittadini del mondo, questi che si muovono, che fanno tanta strada, che ‘attraversano’, molto più di quanto non sia chi ha vissuto al ‘riparo’ dei propri confini. Sono persone di oggi e del futuro, anche. Persone che ci raccontano come sarà il nostro mondo, sempre di più. Dentro ciascuno di loro vive il bambino cresciuto al caldo e il ragazzo che lavora al freddo. Dove vivrà il vecchio che sarà, e chi sarà quel vecchio?

Le storie di quelle persone dimostrano che la sovranità di cui molti straparlano è la consapevolezza di sé, è la libertà e la possibilità di vivere e, quindi, di cambiare. A volte si migliora, a volte no, ma è la possibilità, appunto, la chiave di ogni spostamento, di ogni trasformazione. E un paese che vuole essere più forte deve aprire nuovi orizzonti, non blindarsi in vecchie chiusure e le loro logore logiche.

E se la prima possibilità è negata, se ne cerca una seconda, come ricordò Gabo quando vinse il Nobel, perché la possibilità per sua natura conosce pochi confini e li forza, li supera, li sbaraglia. Marquez parlava di una nuova utopia (arrasadora, appunto, cioè travolgente), che ha che fare con il luogo, con il non averne uno (o, almeno, uno ‘buono’) e con il cambiarlo, anche.

La possibilità è determinata dalla consapevolezza e dalla conoscenza. Il libro che state per leggere vi offre qualche istruzione su quel non luogo che per noi è il futuro, che non sappiamo come sarà tra qualche anno non sarà nemmeno abitato da noi. Non sarà un luogo per noi, precisamente. Ed è per questo che questo libro è pensato per i bambini di cui parla e ai bambini che lo leggeranno. Perché non scappi loro il senso della possibilità e del mondo in cui vivranno.

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