Dopo l’ultimo, assurdo episodio parlamentare (tu chiamale, se vuoi, astensioni), consiglio al Pd di fare delle lunghe vacanze. Riposanti. Nelle quali riflettere. C’è il mito di settembre, che abbiamo già indagato. Forse è eccessivamente ‘millenaristico’ pensare che a settembre cambi tutto. Però quasi tutto deve cambiare. Alcuni consigli su cui dilettarsi, tra un sudoku, una partita a racchettoni, una serata romantica, e alcune indicazioni su che cosa è meglio lasciare in villeggiatura e non riportare a casa. Per prima cosa, finiamola con le elezioni burocratiche dei più disparati organismi ‘dirigenti’. Vorremmo, se è possibile, parlare di politica, quest’autunno (più società, meno burocrazia, come si suol dire). In secondo luogo, chiedo al Pd, tornato abbronzato dalle vacanze, di assumere un profilo di opposizione più netto, che non vuol dire affatto più ‘casinista’, anzi. Però un profilo ci deve essere, accidenti, e più sarà riformista, più capace di rispondere alle inenarrabili iniziative del governo, più solido nella proposta, meglio sarà. Da ultimo, se è possibile, quando si faranno le valigie per tornare a casa, sarebbe il caso di dimenticarsi in albergo, in tenda o nei bungalow tutta questa mole di personalismi che ci portiamo dietro come un fardello. Conviene: si risparmiano inutili pesi, soprattutto per chi viaggia in aereo. Come dice la canzone, il tema deve essere quello di diventare quello che siamo. Perché il paradosso, e l’incantesimo, e la maledizione, è che tutti, ma proprio tutti, sappiamo cosa siamo e cosa dobbiamo diventare, ma per un gioco del destino non ci riusciamo. E ne soffriamo. Parecchio. Svegliatemi alla fine di settembre. Allora, forse, saremo diventati quello che siamo.

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