In Spagna lo chiamano talante e lo attribuiscono a Zapatero. Di per sé è più o meno quello che in italiano si direbbe «modo di fare»: in realtà per il Psoe è sinonimo di volontà di dialogo e di cortesia istituzionale nei confronti dell’avversario. Uno stile, insomma. Per il Pp è invece il simbolo della demagogia politica, che si ferma ad un sorriso di facciata e al tentativo di accontentare tutti senza dare risposte concrete ad alcuno. Già dalla definizione capirete che sto parlando di José Zapatero, ma mi riferisco a Walter Veltroni. Il talante è ciò che a Walter viene attribuito più o meno da tutti i commentatori politici, nel bene o nel male: per alcuni è un messaggio di tipo nuovo, capace di elevare il discorso politico, sottraendolo alle logiche di mero scontro che abbiamo conosciuto negli ultimi anni. Per altri è banale «ma-anchismo» che non fa nient’altro che offrire buon viso al gioco difficile della politica italiana. Il talante è contagioso e Giovanna Melandri l’ha portato con sé in occasione della sua puntata milanese di ieri sera. Lo stato di grazia di Veltroni si trasmette alle personalità politiche più vicine e in generale fa respirare un clima positivo a tutto il Pd. Bisogna solo capire se il fenomeno durerà o se, come notato da Melandri e da molti in platea, le uscite come quella di Di Pietro contro Mediaset non siano il preludio di una campagna meno coerente di quanto il Pd (e tutto il Paese) si aspetta. Melandri ha descritto con equilibrio i risultati del governo Prodi, soprattutto quelli di sua competenza (a cominciare dal credito d’imposta destinato ai giovani per sostenere i costi dell’affitto) letteralmente ‘inauditi’ a causa del rumore di fondo della politica dei piccoli partiti e del loro continuo provocarsi e accapigliarsi. Ha individuato nel dibattito sul protocollo del Welfare il punto in cui, negli ultimi mesi del 2007, sono precipitate le cose con la sinistra dei Diliberto, dei Pecoraro e dei Giordano. Ha auspicato un possibile accordo con i Radicali, all’insegna delle logiche aperte con cui il Pd è nato. E’ sembrata stanca, Melandri, ma capace di definire un percorso chiaro e determinato per lanciare la rimonta del Pd, senza quei complessi di inferiorità a cui nel Nord il centrosinistra è abituato da tempo immemorabile. L’effetto talante funziona e convince. Speriamo solo che duri, perché due mesi passano velocemente, ma possono anche durare un’eternità. Come nel 2006. Solo ad aprile sapremo se l’«azzardo» di Veltroni di correre “in solitaria” e di rompere con le consuetudini della politica italiana avrà dato i suoi frutti e se quell’ostinazione, che Melandri ha fatto propria anche ieri sera, nel «comportarsi come se Berlusconi non ci fosse», sarà compresa dagli italiani. Per ora sembrano crederci pressoché tutti, e scommetterci con tutto l’ottimismo del caso. Il coraggio paga, in politica: scopriremo presto se il detto vale anche per l’Italia del 2008 e per questo neonato Pd che tante speranze porta con sé.

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