[Il sottotitolo è: voglio vedere chi non è d’accordo]. Difficile dire in queste ore se Napolitano riuscirà ad assegnare un incarico per un governo istituzionale o tecnico o tecnico-istituzionale e, comunque, a tempo. Credo di no, ma posso sbagliarmi (anzi, lo spero). Ciò che è certo è che siamo già in campagna elettorale. Ora, la prima cosa da fare per dare sostanza alla piccola strategia che ho proposto, è ragionare sulle modalità con cui scegliere i candidati, dal momento che il porcellum rischia di essere un orizzonte inevitabile. Con le liste bloccate non possiamo certo ripetere lo spettacolo del 2006. Dobbiamo rendere meno ‘porcelloso’ il porcellum. E per farlo dobbiamo dare rappresentanza a tutti i territori, a cominciare dalle “terre irredente”, come la Brianza, insultata nel 2006 dai vertici dei Ds che promisero prima un parlamentare, poi un sottosegretario (in modo teatrale, visto che la promessa fu fatta al Manzoni), che non ci furono. Allora, lo ricordo, mi dimisi da tutti gli incarichi, iniziando quel percorso verso il solo impegno istituzionale che contraddistingue la mia attuale attività politica. Oltre a ciò, dobbiamo trovare il modo di fare decidere le candidature ai cittadini, riservando una quota significativa dei candidati alla libera decisione delle assemblee provinciali e organizzando dei veri e propri caucus, in cui i candidati si presentino e chiedano il voto degli elettori. In ogni circoscrizione elettorale. Che farlo a Monza e a Sondrio, a Messina e alla Spezia, può sembrare curioso, ma non lo è affatto. Nella speranza che il Pd prenda più voti del 2006 – una speranza necessaria – dobbiamo credere in questo “aumento di capitale”, elettorale e politico insieme. Per ottenere il risultato che auspichiamo dobbiamo, però, creare le condizioni perché questo avvenga. E’ il primo passo verso la riforma del sistema politico che auspichiamo. E il primo passo è, in politica e soprattutto nelle campagne elettorali, quello più importante.

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