L’ultimo libro del 2007, un anno di letture straordinarie, non poteva che essere L’ultimo lettore di Ricardo Piglia, Feltrinelli. Per chi ama leggere e soprattutto per chi è appassionato di romanzi e di racconti, il libro di Piglia è una lettura imprescindibile. Dalla lanterna di Anna Karenina, che l’accompagna nella lettura e nel momento della sua tragica fine, alla metempsicosi dell’Ulisse di Joyce, da cui muove il suo monumentale intreccio; dalla seduzione della lettura nelle lettere di Kafka a Felice, al Che, scrittore mancato, instancabile redattore di diari e lettore nella guerriglia: il saggio di Piglia è un percorso che affascina e che arricchisce. Il libro si conclude con una folgorante citazione: «Nella gara della filosofia vince chi sa correre più piano. O chi arriva ultimo alla meta», E’ di Ludwig Wittgenstein. E ci permette di tornare all’ultima frase letta da Ernesto Guevara, in una piccola scuola boliviana a La Higuera, dove sulla lavagna, poco prima di morire, lesse, correggendo la maestrina che si era dimenticata l’accento: «Yo sé leer. Io so leggere». Un’epigrafe perfetta per la vita del più nobile degli avventurieri, che non si separò mai dalla sua sacca dei libri e dai suoi taccuini. L’ultimo lettore ha anche il merito di riportarci alle letture di quest’anno, che brevemente riassumo in un flusso di coscienza alla Molly Bloom: ci sono il destino di ciascuno, il silenzio delle Sirene, l’antro delle Ninfe e la loro follia. E, ancora, il ‘divino’ amore, il duende, un segreto inconfessabile, un dolore utilissimo, una strada post-atomica, un presidente al tramonto.

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