Fine anno, tempo di bilanci. Ho già avuto modo di dire e di scrivere che per me il 2007 è stato l’anno del blog. Mi dicono: esagerato. Rispondo: sì, però. Perché il blog è uno strumento fenomenale, per quanto mi riguarda, per puntare a quella “politica 2.0” alla quale stiamo cercando di approdare dopo un lungo navigare. Il blog funziona come grande ordinatore, grazie anche alla funzione terapeutica della scrittura, per me personalmente decisiva; come diario, per rimanere in costante rapporto con gli e-lettori; come archivio, per verificare costantemente le “puntate precedenti”; come piccolo spazio di controinformazione, in un sistema bloccato come quello italiano (e lombardo in particolare); come occasione di esposizione al pubblico ludibrio, al commento e al giudizio di tutti, anche di chi è meno benevolo; come catalizzatore di idee e di proposte, da riempire giorno dopo giorno, per dare un senso ai mesi, agli anni e ove possibile all’intera legislatura; come finestra sul lavoro, spesso oscuro, dell’esponente politico, in un’istituzione non ‘immediata’ come è la Regione e in una temperie in cui predomina l’anti-politica quando non un vero e proprio disprezzo per chi fa politica “come professione” (Weber non abita più qui…); come crocevia di suggestioni e di idee, grazie anche allo scambio costante con altri blog e con altri mondi, di questo universo che si squaderna ogni mattina dai nostri pc; come palestra quotidiana, per ‘controllare’ il senso delle proprie iniziative, alla luce dell'”effetto che fanno” e delle conseguenze che provocano nel dibattito politico e in quella porzione di opinione pubblica che ci riguarda; come modo per raccontarsi, alla ricerca di nuove soglie di comprensione di se stessi attraverso la realtà con cui interagiamo. Al Gore parla di internet come di una straordinaria piattaforma della razionalità e della democrazia: sono in larga misura d’accordo. E credo che uno dei motivi fondamentali dell’arretratezza del nostro sistema politico sia proprio quello di non avere compreso le enormi potenzialità di un mezzo che è anche immediatamente metodo e (perciò) contenuto. Uno spazio (ma anche un tempo, potremmo dire) che ci parla dello stile e del profilo di chi eleggiamo e che ci consente di condividere con i nostri rappresentanti un rapporto che non credo possa essere banalizzato, tanto è performante e mai univoco. Mi aspetto però, come sempre, un vostro parere e un vostro consiglio, meglio se critico e se pungente, à la Yellow, per intenderci. Così funziona, d’altra parte, la democrazia.

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