Leggo sul Corriere che Ds e Dl si starebbero spartendo – tra Roma e Milano – i segretari regionali e provinciali. Alla Margherita spetterebbe la Lombardia (con Guido Galperti) e ai Ds Milano città (perché non confermare Mirabelli?). Immagino che nella Sd (spartizione democratica) toccherebbe ai Ds il capogruppo in Regione (e ho già qualche sospetto) e il presidente del gruppo a Palazzo Marino ai Dl. E’ una cosa vergognosa. Pensavo che i dirigenti di rilievo anche a livello locale si eleggessero con elezioni primarie o comunque con il voto degli iscritti al nuovo partito. Pensavo che potesse capitare che in un posto ci fossero due diessini, in un altro due diellini, in un altro – perché no – anche soltanto indipendenti, personalità scelte per la loro qualità e non per la loro tessera di provenienza. E invece no: il segretario nazionale del Pd non è Veltroni, come ci era parso di capire, ma il buon vecchio Cencelli. Sapete qual è la novità: se va così, mi candido alla segreteria regionale del Pd. Per perdere, ovviamente, ma per difendere un principio fondamentale che è anche uno slogan: che il Partito democratico sia democratico.

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