E’ un segnale importante per il dibattito politico italiano che Romano Prodi abbia voluto rispondere alle tante sollecitazioni degli ultimi tempi e inserire i Patti civili di solidarietà nel programma di governo dell’Unione.
La proposta, si badi, non è avvicinabile a quella di Zapatero ma è analoga – per intenderci – a quella della Destra spagnola. Nessun matrimonio, quindi, ma la possibilità di estendere oltre alla famiglia, alcuni diritti fondamentali, non previsti dalla nostra legislazione. Diritti ereditari, pensionistici, di assistenza in caso di malattia, di sostegno nei momenti più delicati della vita di coppia.
Un riconoscimento universalistico che ha significato particolare soprattutto per coloro che non vedono riconosciuta in alcun modo dalla legge la caratteristica del loro rapporto. Mi riferisco agli omosessuali, emarginati dal dibattito politico italiano a causa di un pregiudizio omofobo di cui ci stiamo a fatica liberando.
Per questo gli attacchi dell’Osservatore romano sembrano eccessivi e scomposti, anche se – purtroppo – in linea con una posizione oltranzista che sembra avere ascolto presso le gerarchie cattoliche (non certo tra i credenti in generale). La verità è che i Pacs in Francia funzionano dal novembre del 1999 e non hanno comportato alcun danno alla famiglia tradizionale. Hanno solo esteso dei diritti.
Alla luce di questa discussione, anche la micro-polemica che si era aperta in città fa un po’ sorridere. La nostra proposta di un registro delle coppie di fatto – dopo l’uscita di Prodi – potrà essere considerata con più attenzione non solo dalle forze di centrosinistra, ma anche da quegli esponenti del centrodestra che non hanno mai nascosto di essere favorevoli o, comunque, disponibili a discuterne. Valuteremo perciò la forma migliore per parlarne nelle sedi istituzionali, per partecipare anche noi a una discussione ‘alta’ e importante sui diritti e sulle opportunità che tutti i cittadini – come ammette oggi anche Fini – devono avere.

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