Una delle espressioni più tipiche del politichese – luogocomunismo per eccellenza – è «nel merito». Vorrei discuterne «nel merito», «è il merito della questione che sfugge», «non è questione di metodo, ma di merito». Di «merito» si è parlato a Pisa, sabato pomeriggio, con gli italiani all’estero rientrati per un giorno nel nostro Paese a discuterne. Il «merito» in Italia è proprio quello che – al confronto con gli altri Paesi – è più sottovalutato, lasciato in secondo piano rispetto ad altri ‘valori’, come la prossimità, l’amicizia, i ‘contatti’ con persone influenti che consentono di fare carriera con maggiore facilità. Funziona così gran parte del nostro sistema, a cominciare da quella che dovrebbe essere la vera e propria sede naturale del merito: l’università, dove si afferma una casta molto vicina a quella sbeffeggiata da Rizzo e Stella. Così, oltre a costringere molti ‘cervelli’ a partire, siamo poco attrattivi per quei ‘cervelli’ che vorrebbero venire. Per la scarsità di risorse a disposizione e perché i ‘cervelli’ si troverebbero a confrontarsi con logiche molto lontane da quelle dei sistemi da cui provengono. Nel merito e nel cervello c’è il futuro dell’Italia: un promemoria importante per il Governo Prodi (che sta facendo, da questo punto di vista, ancora troppo poco) e per il Pd che nasce. Parlando ai cuori, ci auguriamo, ma anche ai cervelli. P.S.: tra le altre cose emerse, segnalo la denuncia di Scalfarotto, che in quanto omosessuale si sente discriminato e non benvenuto nel suo Paese, l’unico che non tutela forme di convivenza come la sua. Un fatto che deve farci riflettere, perché è un insulto sia nel merito dei diritti, sia nel merito dei talenti. Entrambi – diritti e talenti – se ne vanno, da questa Italia che deve cambiare.

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