Francesca mi raccontava che Nanni Moretti a Locarno ha chiesto di interrompere la retrospettiva a lui dedicata prima di Ferragosto, perché lui, il 15 agosto, prende la Vespa – proprio quella di Caro diario – e gira per le strade di Roma. Nel silenzio. Nel deserto. Pensavo a Moretti sulla Vespa, e pensavo alla mia città. Al suo silenzio. E non sto parlando solo della requie agostana. Sto parlando del letargo in cui è sprofondato il dibattito politico (meglio, pubblico) di Monza da un anno a questa parte. Ciò che sto per dire vale, perciò, per ogni città del Paese, ma è in particolare rivolto alla mia, di città, dove la destra è tornata un anno prima che nel resto del Paese. Ci vuole che il Pd batta un colpo. Un momento pubblico, forte e chiaro, in cui presentarsi alla città, per la prima volta (e con decisione) dal giorno delle primarie dell’ottobre dello scorso anno. Penso ad una manifestazione, una sorta di “chiamata alle idee” sulla città. Un momento da collegare alla campagna di adesioni al nuovo partito e da collocare nelle settimane immediatamente precedenti alla manifestazioni del 25 ottobre. Sarebbe importante che il Pd dicesse, semplicemente, «ci siamo». E che lo facesse pensando ai cittadini e agli elettori, prima ancora che a se stesso. A Monza, ci siamo. Ormai ce lo chiedono tutti. Riprendiamocela, la città. Un po’ come in quella canzone, tornata di moda grazie a Giuliano Palma: «tutta mia la città, un deserto che conosco…».

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