Ieri molti cittadini, vedendo Romani in giunta e i protagonisti della questione Cascinazza nei corridoi, mi hanno chiesto: ma la Cascinazza è una questione ancora aperta? La risposta è tutt’altro che semplice: no, ma anche sì. Ovvero, la sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che nessun risarcimento è dovuto alla proprietà (ha ragione il Comune) e il Piano di governo del territorio prevede la destinazione della gran parte dell’area a parco agricolo (parco, non palazzi, mi sembra chiaro). Perciò, se l’iter del Pgt fosse portato a termine così come deve essere (senza stravolgimenti ad personam), Berlusconi potrebbe costruire una piccola cubatura sul profilo est dell’area. E basta. Tutto il resto rimarrebbe “verde speranza”. Il fatto che Romani sia entrato prepotentemente a guidare le operazioni della giunta Mariani fa pensare che succederà tutto il contrario. Nelle sue prime dichiarazioni, l’uomo della famiglia ha spiegato che la gente, votando Mariani, ha votato la proposta della destra per la Cascinazza. Una proposta che nessuno conosce – perché non è mai stata esplicitata – ma che rischia di coincidere con le esigenze del costruttore. Del resto, lo stesso argomento della Cascinazza vale anche per tutte le aree agricole e per tutte le ‘riserve’ del pianeta, financo per il parco di Yellowstone: anche a Yellowstone, se volessero, potrebbero costruire, cambiando le regole e i principi che vigono sulle aree destinate a parco. Insomma: è questione di volontà politica o, se preferite, di interessi particolari. Con buona pace di Yoghi e Bubu. E dei monzesi.

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