Oggi si sono presentati in Comune. Mariani, che ormai si esprime esclusivamente attraverso proverbi e epiteti dialettali, Allevi, il suo muscolare vice, e Romeo, che ha subito proposto di riaprire via Bergamo e di controllare i phone center, vera priorità di Monza. Con loro, Sassoli, l’unica donna eletta da Forza Italia, accompagnata da una fila di battute e di apprezzamenti di dubbio gusto (a me fa un po’ tristezza quando le donne sono trattate così, ma si sa sono un romantico e in città prevale la destra ormonale). Guardando questo belvedere, a me non è che questa Monza non piaccia più: mi dispiace. E’ un po’ diverso. Mi dispiace perché avevo in mente qualcosa, appunto, di diverso. Vedremo. In compenso, ho letto di altri personaggi di spessore che la Cdl ha eletto in giro per il Nord. A cominciare da Tosi, il nuovo sindaco di Verona. Uno che aveva preso quasi trentamila preferenze alle Regionali di due anni fa, noto per varie battaglie, riportate con sorpresa dalla stampa nazionale. Leggo dal Corriere: «Quando era consigliere comunale si presentò con una tigre al guinzaglio (“ma era solo per fare pubblicità al circo padano!”). Una sua simpatica proposta finì sul Wall Street Journal: “In una sorta di ritorno alla segregazione stile Alabama di un tempo, un politico italiano ha chiesto di creare entrate separate sui bus per gli extracomunitari e per gli autoctoni, rispettosi della legge e bianchi” (“volevo solo che gli immigrati entrassero dalla porta anteriore per controllare più facilmente i loro biglietti!”)». Oltre al «El leon che magna el teron» e ai bus bicolore, Tosi parla con leggerezza di «pulizia etnica» riferendosi agli zingari e propone l’eliminazione della sovrintendenza perché blocca i lavori in città «per quattro sassi» (a Verona, la città dell’Arena…). Come titolarono un tempo Gino & Michele, Saigon era Disneyland a confronto. Ci dispiace, quindi, questa Monza. Ma questo Nord ci preoccupa ancora di più.

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