Mentre vi scrivo, Piero Fassino sta concludendo il suo ‘eterno’ comizio in piazza Roma (scherzo, ma anche no…). Sul palco, a presentarlo, Fabio Maggioni, segretario della Margherita. Una scelta semplice, semplice. Un modo chiaro per spiegare che il Pd, quando funziona, non nasce dalle correnti, ma dal loro superamento. Non muove dalle identità ancestrali, ma dal confronto attuale. Non guarda al passato, ma al presente e – ove possibile – a un po’ di futuro. Fabio è del Pd, come lo sono anch’io. Da tempo, come accade con una lingua straniera che finalmente si ‘possiede’, non ho più nemmeno bisogno di sforzarmi: ormai penso in democratichese. E trovo naturale che Fabio mi rappresenti, come mi auguro che per lui sia naturale che lo rappresenti io. Il Pd alla monzese, con zafferano e luganega, è questo. Non dimentichiamolo in occasione delle elezioni di domenica e lunedì, dove si voterà l’Ulivo, e teniamolo ben presente per i prossimi mesi, fino al 14 ottobre. Lunedì non guarderò quanti saranno gli eletti dei Ds e della Margherita, come fanno tutti, con un riflesso che fa segno a epoche e pratiche che mi auguro definitivamente superate. Guarderò a quanti saranno gli eletti dell’Ulivo, nella speranza tutt’al più che siano state votate le persone che stimo di più. Questo è il senso di un progetto politico. Soltanto così la piazza piena di ieri sera avrà una sua dignità politica, soltanto così la rappresentanza del cosiddetto ceto politico avrà una sua dimensione, soltanto così potremo diventare grandi.

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