Di Francesca Archibugi ho amato soprattutto Verso sera, forse il suo più nitido insuccesso, in cui tra Bonnaire e Mastroianni correva la distanza di una generazione e di due punti di vista molto lontani, nella storia della Sinistra italiana che i loro due personaggi volevano rappresentare. Lezioni di volo è più vicino al suo primo lungometraggio, quel Mignon è partita che io vidi da ragazzino e che mi colpì molto. Come colpisce, nell’ultimo film, il sovrapporsi di due linee d’ombra, l’attesa adolescenziale di Pollo e del suo amico Curry e la crisi personale e coniugale della trentenne Chiara, medico senza frontiere e senza più radici. E nel rapporto di quest’ultima con il marito, e nella relazione dei ragazzi con i genitori, e dei genitori tra loro. C’è da dire che il film parte lentissimo, ma questa lentezza illustra alla perfezione l’apatia dei due ragazzi e la premessa al loro viaggio in India, lungo il quale il film si sviluppa. Pollo s’innamorerà di Chiara, e dolci sono le parole che ha per lei e che con lei scambia. “Non so se mi piace, è che mi serve: come il sonno, come le scarpe” oppure la battuta più celebre: “Cosa ci fa una del 1972 con uno del 1988?” chiede lei. E lui risponde, folgorandoci: “Ho 3 in matematica”. Anche noi, a volte, non sappiamo fare bene i conti. E ci vuole tempo, e ci vuole pazienza. Per capire.

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