Ci sono momenti che hai Saturno contro. Non ce n’è. E allora, come per magia, compare Alessandro Del Piero. Il suo libro vale la deviazione. Si intitola 10+ ed è un azzardo editoriale riuscito. Da sempre coltivo una passione per il personaggio, come sa chi ha letto Il segreto di Alex. E c’è una straordinaria affinità del personaggio di quel romanzo con la rappresentazione che Alex offre di sé. Nell’interpretazione del suo infortunio, nel racconto della sua storia, nella sua lettura – ebbene sì – esistenziale. Provare per credere: "C’è un momento di profonda solitudine – a volte dura un secondo, a volte dura soltanto una frazione di secondo -, quando stai per fare una cosa e i tuoi avversari non sanno cosa farai, i tuoi compagni non sanno cosa farai, e soprattutto non lo sai ancora neanche tu: lì il calcio non è più uno sport di squadra, e sei solo con la palla che sta arrivando. In quel momento conta enormemente come stai, come ti senti fisicamente, che motivazioni hai; conta il lavoro che hai svolto in allenamento, conta se ti senti o no la stima dell’allenatore e dei tuoi compagni, conta come ti va la vita privata, conta tutto. E  sei solo. Se nel fondo di te stesso non stai bene, in quel momento farai sicuramente la cosa più ragionevole, la più conservativa, e dunque, alla fin fine, la più prevedibile: farai di tutto per uscire da quella solitudine, per riunirti subito a compagni e avversari in una logica di gioco che valga per tutti. Ma se invece stai bene, se sei in pace con te stesso e con il mondo, allora quell’attimo di solitudine diventa un vantaggio immenso, perché puoi liberare l’istinto e fare quello che devi mentre ancora nessuno sa cosa sia, nemmeno tu. Diventi quello che fai, per così dire, sparisci nel tuo gesto".

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