Blocco del traffico. Ho provato la bicicletta, il treno, la metropolitana, il taxi e anche il “pedibus calcantibus”. Le mie conclusioni sono le seguenti. Ci sono state troppe deroghe e l’assurdità delle Euro4 che circolano. Logica vorrebbe che chi non ha un’auto Euro4 fosse incentivato a cambiare macchina, non che, come accade, vengano premiati con un giorno di bonus quelli che già ce l’hanno (come se fosse un merito particolare). Il blocco, per sua natura, deve essere tale, altrimenti il suo significato politico e culturale si perde. Come si perdono (di vista) i controlli, minimi, come sempre: poche le pattuglie dei vigili per le strade. Come pochissime sono state le iniziative di promozione della giornata senz’auto. Il blocco, è noto, serve a poco dal punto di vista della riduzione del Pm10, ma serve – molto – per far comprendere che il problema non è più rinviabile. Se i primi a non comprenderlo sono proprio gli amministratori della Regione Lombardia – che il blocco lo programmano con qualche mese di anticipo per poi confermarlo soltanto nei giorni immediatamente precedenti – siamo a posto. Il paradosso è che l’hanno capito di più i tanti cittadini, che hanno riempito Milano e l’hinterland di biciclette: a riprova della distanza della politica dalle persone che dovrebbe rappresentare. Se l’Unione governasse, adotterebbe una politica diversa, distribuita lungo tutto il calendario invernale, con iniziative più coraggiose e incisive. Il blocco, in quel quadro, avrebbe un senso: a meno di non voler pensare che si tratti di una ricorrenza, da celebrare in modo distratto, quasi senza accorgersene. Come accade, ogni anno, verso la fine di gennaio, nella regione più avanzata del Paese.

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