La virata è una piccola pubblicazione di William Langewiesche (Adelphi). Si spiega, perché sia comprensibile a tutti, la dinamica della virata aeronautica. Sarà perché recentemente mi sono appassionato alle nuvole, ma anche la virata è tema intrigante: dipende certamente dall’inclinazione delle ali, ma ha numerose e imprevedibili conseguenze sia sul volo che sulla nostra percezione. Soprattutto quando il volo è cieco e, appunto, nuvoloso. Allora, dice Langewiesche, non è il caso di affidarsi all’istinto, perché – e dipende dal nostro organismo e da alcune questioni fisiche molto banali – l’istinto, a cui noi spesso ci affidiamo, nel caso del volo, può ingannarci. Per questo è il caso di affidarsi agli strumenti ed evitare di arrivare a conclusioni immediate e precipitose (è proprio il caso di dirlo). Del volo, sostiene l’autore, la virata è componente essenziale: saperla interpretare è decisivo perché si possa parlare, appunto, di volo in senso pieno. E, arrivati alla fine del libro, che si riesce a leggere su un Milano-Roma (nel senso del viaggio in aereo, of course), non ci si può non chiedere se anche nella vita (e magari anche in politica) la capacità di saper ‘gestire’ la virata non sia la cosa più importante (sto parlando di dubbi, dilemmi e, in breve, di scelte). Miscelando la nostra preparazione, la nostra esperienza, con la necessità di prendere una direzione magari diversa da quella che abbiamo finora seguito. O, forse, in realtà, solo per correggere la rotta o, ancora, per mantenerla, nonostante le turbolenze. E’ questione di accelerazione, di gradi e di sapere cosa si sta facendo: per prima cosa, virate in libreria (senza l’aereo, possibilmente: non sarebbe carino).

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