Dopo dodici ore – con una sola pausa di un’ora e mezza per pranzare – si è concluso intorno alle 21 e 20 il Consiglio comunale di Monza sulla variazione di bilancio. Un provvedimento tutto sommato non particolarmente imponente – la variazione riguardava una sola voce – di cui si è discusso 10 ore e mezza oggi e 1 ora e mezza lunedì scorso. Dodici ore tonde tonde, grazie all’ostruzionismo della minoranza, interessata a non far fare più nulla a questa amministrazione per rinviare l’adozione del PGT, il Piano di governo del territorio: nel linguaggio della destra si chiama Cascinazza, 400.000 metri cubi per Paolo Berlusconi. Ogni argomento – anche non direttamente attinente con le questioni urbanistiche – può essere utile, per non arrivare a votare il provvedimento che salvaguarderebbe le aree verdi della città. La giornata – non raccontabile – si è conclusa con una dotta dissertazione – nell’ambito della votazione di un emendamento ad un ordine del giorno presentati entrambi dalla minoranza (si correggono tra loro per perdere altro tempo) – sulla differenza tra un trattino e una parentesi. Il consigliere di Forza Italia, che lasciamo anonimo perché non merita la citazione, sosteneva che confondendo il trattino con la parentesi si ledesse un principio democratico. Il presidente, il paziente Montalbano richiamava tutti al principio secondo il quale una parentesi, una volta aperta, è il caso di chiuderla. Esattamente come andrebbe chiusa prima una seduta che altrove durerebbe due, tre ore al massimo, e che a Monza, invece, ne dura dodici.

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