… il tempo si è fermato, dice il sito dedicato a Zinedine Zidane. La piazza di Marsiglia dalla quale è partita la storia di uno dei più grandi campioni di sempre, esponente di quella che Sarkozy chiama «racaille». Stasera con il Brasile ha fatto tutto quello che ci si aspetta di vedere nel corso di un Mondiale e forse di un’intera carriera: un doppio passo alla prima palla toccata, una dozzina di dribbling multipli e implacabili, un sombrero sulla testa sconsolata del povero Ronaldo, l’assist del gol, i suoi gesti impossibili eppure dannatamente semplici accompagnati da quella faccia un po’ così che hanno tutti quelli che si trovano a dover giocare contro di lui. Il sito dice che in quella piazza, una come tante, nel quartiere della Castellane della città francese, dove le mamme chiamano i piccoli giocatori per il pranzo e per la cena, in un «rettangolo senza charme», è nato il campione della Juve e del Real. Le facciate decrepite ricordano quelle dello spot più azzeccato della manifestazione tedesca, in cui un bambino (di chissà quale paese dell’America latina) fa l’allenatore-giocatore, dispone i campioni in campo, si permette di spedirli al banquillo (la panchina) e viene richiamato dalla mamma sul più bello. Come è capitato a tutti noi, anche a quelli come il magico Zizou che sono nati e cresciuti in quelle periferie del mondo che qualcuno pretende di «nettoyer au Kärcher», ovvero di passare con la idropulitrice, e che invece ci regalano le gioie di un Mondiale che, se si chiama così, un motivo ci sarà.

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