Formigoni si candida per il bene della Lombardia. Bene. Se fosse davvero così, e fosse davvero convinto della necessità di rappresentare la Lombardia a Roma, avrebbe dovuto dimettersi prima di mettersi in lista. Così fa un leader. Dopo averci abituato ai suoi ticket, il ticket che Formigoni ha in mano prevede l’andata e l’opzione sul ritorno ed è insomma un biglietto ‘aperto’. Più che una lista poi quella di Forza Italia è una lista d’attesa – altro termine molto noto alla politica lombarda – e prevede che lui abbia novanta giorni, dopo la proclamazione degli eletti, per scegliere se andare a Roma o se restare presidente. Un periodo, che durerà fino ad agosto, nel quale la Regione non farà nulla, esattamente come dall’anno scorso ad oggi. A me questa cosa, semplicemente, sembra assurda. Si può votare l’11 giugno, con il secondo turno delle amministrative, anche per le regionali. Il Pirellone non è il castello di Elsinore: Amleto avrebbe dovuto sciogliere il dilemma con più classe e stile democratico. Senza volere a tutti i costi interpretare il desiderio dei lombardi, che fino a prova contraria l’hanno votato per fare il presidente non più tardi di un anno fa. E che adesso pretendono chiarezza. Esattamente come noi.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti