Nel senso della Rivoluzione civile. Il mio è un appello, non tanto al «voto utile» (concetto insidioso e non sempre utile, come si è visto nel 2008), ma un’«umile richiesta» perché si faccia un supplemento di riflessione. Vorrei sgombrare da subito il campo da un equivoco: non credo che il voto per nessuno sia «inutile» e penso che sia naturale che qualcuno non la pensi come me, senza dover pensare che si tratti di una strategia per indebolire la forza politica di cui faccio parte, come qualcuno ha dichiarato in questi giorni di campagna elettorale.

C’è però un «ma», anzi ce ne sono tanti. In almeno tre regioni, la partita è aperta tra il centrosinistra guidato da Bersani e Vendola e la destra di Berlusconi, Maroni, i Fratelli d’Italia, quelli di Padania, la destra fascisteggiante e altre sigle minori.

Siccome per via di una legge elettorale (che il prossimo Parlamento dovrà cambiare nei primi mesi, non alla fine della legislatura, sia chiaro) al Senato bisogna raggiungere la soglia dell’8%, tutti i seggi delle liste che non dovessero arrivare a quella quota sarebbero distribuiti tra le liste che la superano, ovvero soprattutto tra il centrosinistra e (proprio) quella destra di cui sopra.

Il discorso vale per tutte le regioni, evidentemente, ma soprattutto per la Lombardia, dove c’è un motivo politico in più, che collega questioni e partite apparentemente diverse: le forze rivoluzionarie e civili sono presenti nella competizione regionale al fianco di Ambrosoli (e meno male che le primarie le abbiamo fatte, nonostante qualcuno fosse di avviso diverso).

Ora, la vittoria di Ambrosoli sarebbe rafforzata da un’affermazione del centrosinistra anche al Senato, che comporterebbe l’affermazione di una maggioranza chiara, assicurerebbe governabilità ed eviterebbe di dover ricorrere a vastissime alleanze per sostenere il futuro governo.

Come scrivevo qui, per evitare che il Pd si allei verso destra, con questo o con quello, come per altro mi auguro da sempre che non accada, è necessario votarlo.

Una maggioranza chiara garantirebbe un dibattito parlamentare più aperto e costruttivo, anche con chi non si riconosce nella proposta politica di Bersani e della sua alleanza, senza dover ricorrere a mediazioni e compromessi, con il rischio di accordicchi non proprio edificanti.

Mi rendo conto che si tratti di considerazioni banali, ma la banalità del voto è purtroppo una delle caratteristiche delle elezioni da sempre. E qui si decide per pochi voti, come già in altre occasioni. Ogni voto conta, come conterà ogni singolo seggio parlamentare, soprattutto al Senato.

Pensateci.

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