Spazio ombelicale. Aut. Min. rich. Non sono partito. A Barcellona c’è il gran premio – che per uno di Monza sembra quasi una provocazione – e non ci sono biglietti aerei disponibili. Andrò in quella che è diventata la mia seconda città la prossima settimana, perché devo riprendere un sentiero interrotto con l’università e perché ho in mente una cosa che se mi riesce… beh, vi racconterò. Sono qui, sono passati solo quattro giorni e piove che sembra di essere in Blade runner. L’unica cosa che so è che non ci perderemo come lacrime nella pioggia e che non è affatto tempo di morire, nonostante tutto quello che abbiamo incontrato al largo dei bastioni di Orione e nei pressi delle porte di Tannhäuser (dove lampeggiano, guarda caso, i raggi B). Ci siamo. Ne abbiamo prese un po’ dappertutto e non siamo riusciti nella rimonta. Anzi: nove punti sono tanti e come tali vanno considerati. Ci aspetta un periodo complicato, in cui tutto rischia di tornare come prima. Sento già i rumori delle ferraglie e i fantasmi ritornare a fare la voce grossa. Il mio auspicio è che si vada avanti nel percorso del Pd, che questo partito si apra e riconosca di doverlo fare ancor più di quanto non sia stato fatto finora. E che si torni a fare politica au grand jour. Sarà perché sono finalmente riuscito a dormire qualche ora, ma credo che tutto si possa fare. Ancora. E nonostante tutto.

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