La lezione numero uno dello «Zen e l’arte della manutenzione del furgoncino elettrico» recita: quando noleggi il furgoncino elettrico non deve capitare che si dimentichino di uno dei due cavi, quello per ricaricarlo dalle colonnine, in particolare. Perché a quel punto sono guai: è come avere un’auto senza serbatoio. E meno male che te ne accorgi, perché, previdente, fai le prove generali prima di partire.

Recuperato dopo alcune peripezie il cavo mancante e misterioso, si parte.

Lo Zen eccetera impone di evitare slanci ad alta velocità. Si va piano. L’autonomia è ridotta. Tutto è silenzioso. Frenare diventa importante, per la batteria. Ci si ricarica anche così.

Sembra tutto metaforico ma è così, semplice, reale.

Siamo partiti dal Giardino della Minerva – un posto meraviglioso, l’orto botanico della scuola di medicina di Salerno – e Atena ci ha protetto, chissà. Poseidone molto meno, soprattutto pensando alle carettae. Di sicuro Hermes con i cavi di collegamento non è stato molto benevolo. Intanto si è guastato il tempo. Anche Zeus vuole la sua parte.

Per recuperare la necessaria protezione, si passa da Elea (ora Velia) – un sito archeologico che andrebbe sottratto a una sensazione di incuria e di incertezza molto poco parmenidea – e dalle colonnine elettriche si arriva alle colonne doriche di un tempio e di un tempo in cui nasceva l’idea stessa di società. In cui iniziava, davvero, la storia.

Altri templi, altri tempi. Paestum è un luogo di una bellezza assoluta.

Ora sarebbe il momento di immaginare un modello di società radicalmente diverso da quello che si è “consumato” negli ultimi decenni, perché quello che abbiamo costruito fin qui è fallito e ci sta portando all’estinzione. Che è un problema di una certa qual entità, l’estinzione. Una questione ambientale che è però immediatamente economica e sociale. E invece facciamo finta di non accorgercene.

A Potenza – nomen, omen – il furgoncino trova ricovero e energia, anche grazie a Valerio Tramutoli e alla sua Città possibile (un bel nome, non c’è che dire). Valerio non è diventato sindaco per un soffio, ma le frenate lo ricaricano, e ora gira la Basilicata ad aprire comitati e a creare nuove iniziative, da Lagonegro a Metaponto. Tornerò a fine estate, per visitare Tempa Rossa e l’eterna sfida con i fossili. La missione elettrica me lo impone.

Tra poco si parte: i sassi di Matera e una biblioteca di periferia di Altamura ci aspettano (il plurale sta per me e il furgoncino, ma per i libri soprattutto).

Se volete mi trovate qui e su civati gmail com. Magari ci beviamo un caffè, mentre ricarico.

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