Il ministro dell’Interno ha pensato che un decreto-comizio, pieno di cattiverie e di discriminazioni, lontano mille miglia dalla Costituzione, fosse il modo migliore per imporre quel “cambiamento” alla politica italiana che non poteva certo venire da una manovra economica ridicola e pericolosa. Nel vuoto di idee, tra mille promesse truffaldine, aveva bisogno di spargere odio ai quattro venti per collocarsi al centro della scena politica. I suoi alleati, sventurati, lo hanno sostenuto senza colpo ferire, anzi: immedesimandosi. Indossando tutti quanti la felpa, concedendosi le peggiori esternazioni, seguendo la strada indicata dal vero leader di questo governo.

Come nella peggiore tradizione dell’estrema destra, gli ingredienti sono il complottismo, il vittimismo, la violenza verbale, l’individuazione di un capro espiatorio a cui dare le colpe di tutte le cose che non funzionano (un capro espiatorio da abbandonare, come vuole la tradizione, nel deserto: in Libia, in mare, all’addiaccio nelle nostre strade). Queste le premesse. Le soluzioni? Controproducenti. A ogni articolo, il decreto della cosiddetta sicurezza porta al suo esatto contrario. Una sicurezza che non lo era, che non lo è.

Il decreto Salvini, sottoscritto e votato da tutto il Consiglio dei ministri all’unanimità, convertito dal Parlamento con un doppio voto di fiducia (e con l’allontanamento dei dissidenti del M5s) è un manuale di diritto incostituzionale, articolo per articolo. È un decreto “legge e disordine”, che crea confusione, danneggia o elimina gli strumenti amministrativi che funzionano, introduce norme che contrastano non solo con l’umanità ma con i più elementari di razionalità. Il ministro spesso invoca il buon senso, proprio quello che manca a una legge fatta appositamente per creare problemi di sicurezza, per poi strumentalizzarli e speculare, in vista delle prossime elezioni, in un’eterna campagna elettorale.

Prima gli italiani? Per forzare la mano contro gli stranieri, va ripetuto, il decreto Salvini è contro gli italiani. Perché cancella con un tratto di penna le soluzioni migliori del nostro sistema di accoglienza, perché crea quella «clandestinità» che dice di voler superare, perché marginalizza le persone spingendole verso la zona grigia dell’illegalità e della sospensione del diritto: verso i circuiti criminali che il governo dice di voler stroncare e che, invece, alimenta.

Non possiamo, non dobbiamo lasciar correre. E non solo per ragioni di solidarietà, per ragioni di qualità e efficienza complessive: il “buonismo”, come lo chiamano, non c’entra, se non per ciò che riguarda il rispetto delle norme italiane e delle convenzioni internazionali. Questo decreto peggiora le cose, per tutti: l’unico aspetto che non risulta discriminatorio di tutto il testo. L’idea di società che lo ispira è aberrante: è la negazione di una convivenza possibile e di un percorso comune tra le persone all’interno delle nostre comunità.

Devastare il modello Sprar, il migliore per l’accoglienza, allontanare le persone dai centri e esporle alla marginalità e all’influenza di ambienti criminali, allungare i tempi per il riconoscimento della cittadinanza per le persone che lo richiedono, sono solo alcuni aspetti di questo articolato, che è già stato impugnato dalla Regione Piemonte (la Toscana è pronta a fare lo stesso) e contestato dai sindaci di alcune tra le più grandi città italiane.

È il momento di reagire, di contrastare un disegno fin troppo scoperto per evitare di consegnare il paese a una sottocultura, in cui conta solo lo slogan e mai la realtà, in cui il razzismo e il classismo sono parte integrante della idea di società.

La nostra legittima difesa è il diritto, la nostra protezione umanitaria è la Costituzione. Sono i nostri valori, quell’identità repubblicana che sola ci unisce tutti e che dovremmo avere cura di difendere, ogni giorno. Togliere diritti agli altri significa toglierli anche a se stessi, dovremmo averlo imparato. E la disumanità per legge crea solo tensioni e problemi, che riguardano la vita di tutti.

Dopo poche settimane, abbiamo già scoperto perché. Continueremo a dirlo, a fare ricorso alla legge e alla nostra Carta fondamentale, a ribadire che umanità e convenienza, per tutti, vanno nella stessa direzione. La maggioranza che ha votato questa porcheria va nella direzione contraria.

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