A metà delle votazioni degli emendamenti sull’articolo 1, vale la pena di ricapitolare: il Senato proposto non è un Senato alla tedesca, non è un Senato alla francese, non è nemmeno un Senato: è un simulacro che rimane, però, con i consiglieri regionali e i sindaci e una manciata di senatori a vita, che si occupa ancora di cose molto importanti e che però, per stessa ammissione dei proponenti, non ha né deve avere la legittimità sufficiente per essere preso davvero in considerazione dall’altra Camera e soprattutto dal Governo.

Riduce la rappresentanza, ridimensiona la partecipazione, squilibra il sistema, perché la Camera rimane grandissima e il Senato non ha funzioni di controllo sull’attività dell’esecutivo (non è nemmeno americano). E questo è un problema che supera il Nazareno (senza voler essere blasfemi) perché il problema della rappresentanza, oggigiorno, è il problema dei problemi non solo in Italia, riguarda tutte le democrazie liberali e noi, come sempre, lo prendiamo contropelo, alla rovescia, senza stare a pensarci su più di tanto.

Pare sia più importante non pagare i rappresentanti del popolo che avere rappresentanti del popolo, se posso dirla così.

C’è un’unica certezza: se questo Senato-non-Senato andrà in porto, subito dopo se ne chiederà l’abolizione. L’unico problema che l’eventuale abolizione-abolizione la voterà anche il nuovo Senato.

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