Così oggi Marco Travaglio sul Fatto («Dal sovrano al popolo sovrano»), notando che la maggioranza su cui può contare il premier arriva a 750 (come cercavo di spiegare ieri) e quindi dovrebbe essere un gioco da ragazzi (o da ragazzo, al singolare):

Poi però uno va a vedere i nomi più gettonati e scopre che, a parte il citatissimo Prodi (per farlo fuori un’altra volta, si capisce), sono quelli di Castagnetti (avete capito bene), Veltroni, Fassino, Mattarella e Bersani. Non uno che susciti la minima vibrazione fra gli italiani. Nelle “primarie” del Fatto online stravince Rodotà, seguito da Imposimato e Zagrebelsky. In quelle del sito de La Stampa, primo Prodi, seconda Bonino, terzo Rodotà. In quelle del Corriere.it , prima Bonino, secondo Prodi, terzo Rodotà. Sono sicuri i signori dei partiti, la cui credibilità ai minimi storici (solo il 3% degli italiani si fida di loro), di avere l’esclusiva sul nuovo presidente senza ascoltare il Paese che dovrebbero rappresentare?

Travaglio pone una questione importante: che sia autonomo e autorevole e che però non sia autocentrato (rispetto a se stesso e al ceto politico) e non favorisca l’autocrazia (come si augura qualcuno). E questo, purtroppo, non è automatico.

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