Bar siciliano di piazza Colonna. Interno giorno. La città si sta per ferragostare. La politica entra nel vivo della campagna elettorale. Vassalotti sta sorseggiando il caffè con latte di mandorla, uno dei suoi pochi vizi. Entrano due “esponenti”, camicia con le maniche arrotolate, cravatta slacciata. Stanno parlando di liste. E di posti. Che il problema sono i posti, per sé, per gli accoliti, per i famigli e a volte per i familiari, anche.
Uno dice all’altro: – Non stai considerando, però, la dirimente questione Soncazzelli!
L’altro abbozza mentre addenta un cornetto: – Va detto.
– Infatti, se Soncazzelli non ha il suo seggio molisano, qui salta tutto.
– E la politica?
– Scusa?! Capisci che tutto si regge sulla questione Soncazzelli. Sistemato lui, e i cento Soncazzelli come lui, sparsi per il paese, va tutto a posto.
– Ok, però, mi chiedevo, poi chi porta i voti alla lista per superare la soglia?
– Soncazzelli.
– Chiaro, scusa, mi ero fatto prendere.
Vassalotti è già uscito, scappato via, dopo pochi secondi si ritrova madido di sudore in piazza del Popolo. Già, il popolo.

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