Fate conto che non sia io l’autore di queste righe. Che le troviate scritte su un muro, infilate in un sedile di un treno, nella cassetta delle lettere, come se fossero recapitate da un amico immaginario – e immaginario perché immaginifico.
Ecco, la scommessa è quella di provarci. Tutte e tutti. Con costanza. Facendo tesoro degli errori. Buttando il cuore oltre l’ostacolo. Perché le cose che non vanno bene – e bene non andarono – si rimettano in sesto, in carreggiata, su una linea di benessere per i molti e non solo per i soliti.
È un atto di fede, laicissimo, s’intende: attiene più al piano della fiducia che a quello della deduzione razionale. E però è soprattutto un atto di volontà.

Questa parola speranza, con maiuscola o senza, sarà pertanto meglio cancellarla dal nostro vocabolario. Solo gli umiliati e i proscritti, che si sono conformati alla prescrizione all’esilio, devono usarla in mancanza di meglio. Dà loro consolazione e sollievo. I non rassegnati hanno una parola più energica: volontà. Che, del resto, si può anche scrivere con la maiuscola. Con il che sarei d’accordo, se ciò vi aiuta.

(José Saramago, Del resto e di me stesso).

Ci sono molte probabilità che non si vinca, così facendo, ma altrettante che non si perda affatto e che un lavoro quotidiano, diffuso, disinteressato porti a spostare verso le ragioni che abbiamo a cuore una parte di Paese e di mondo che è restia a ascoltare qualcosa di diverso.
È il momento: il clima ha le ore contate, la pandemia ha segnato le nostre società e le nostre stesse sensibilità, l’incertezza ha sostituito il futuro.

Eppure la cura, la condivisione, la libertà di fare la vita che vogliamo senza rompere l’anima agli altri, il rispetto di un patto che va ritrovato, di regole comuni vissute non come imposizioni ma come scelte per stare meglio, all’insegna di una grande tradizione della cultura politica del nostro Paese che si è persa.
Tocca a tutte e a tutti, a partire da chi sente da un punto di vista più intimamente soggettivo ciò che ho scritto. I giovani, abbiamo detto. E i loro genitori, che si sveglino. E tutti quanti.

Se non faremo nulla e non lo faremo insieme e non lo faremo ora, le cose continueranno ad andare così, come sempre. E sempre peggio, se è vero che le previsioni sono tutt’altro che rosee.

Non aspettate il vicino, citofonategli. Non chiedete il permesso, prendetevi il vostro spazio. Se saremo in tanti, sarà più facile. Da soli ci si fa male, nella conservazione e anche nella rivoluzione.

E siate felici, perché la libertà e la giustizia sono cose belle. Talmente belle che ce le siamo dimenticate.

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