«Credevate di averci estinti con le vostre punte di lancia finemente lavorate, branco de fighetti? Ci vuole ben altro, noi ci siamo ancora. Nel vostro DNA. Noi siamo dove siamo sempre stati, qualcuno lo sa, qualcuno non lo sa, ma ci siamo. Avete passato cent’anni di scienziati a spiegare che non c’era DNA Neanderthal dentro i omini sapiens, branco de invertiti. Ce n’era di più di quanto vi piacesse ammettere. Come faccio a saperlo? Facile, io sono un Neanderthal. E anche adesso che stai leggendo ’sta roba e ti dai delle arie solo perché sai leggere e scrivere, e c’hai la macchinetta con lo stereo sintonizzata su quel casso de Internet, sei uno di noi.»

È il libro di People più atteso del 2021. Perché è passato attraverso la pandemia, l’inverno del nostro scontento e una paradossale primavera per giungere finalmente a noi in un’estate ancora incerta (vaccinatevi, teste de casso!).

Pojana torna a casa, anche se quella casa potrebbe essere ovunque, e ci racconta una storia infinita, quella dei capannoni e dei campanili, della pianura sconfinata, dell’acqua che ride, delle fiere nel senso delle pantegane e però anche dei commerci, delle eccellenze e delle eccezioni, dei colli abitati fin dai tempi dei Neanderthal, i quali non se ne sono davvero mai andati.

Da Antenore a Salgari, senza requie, una storia dopo l’altra, una storia dentro l’altra, con il solito Shakespeare asolano a tenere banquo.

Andrea Pennacchi è unico, come questo libro in cui parla del suo mondo attraverso la sua maschera preferita, alla ricerca di quelle radici storte che ci hanno ispirato e condotto fin qui.

Buona lettura, zio…

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