Strani giorni, anche questi, di riaperture e di vaccini, di speranza e però di grande incertezza.

Da sempre faccio sondaggi al volo tra i conoscenti: chi vende ferramenta, chi vino, chi vestiti. E le cose non sono ripartite, mi dicono, anzi maggio è stato un mese particolarmente difficile, se non per i tavoli e i dehors.

Siamo partiti dagli aperitivi e dalle polemiche di un anno e mezzo fa e agli aperitivi siamo tornati.

C’era da aspettarselo ed è naturale, benché il tempo sia avverso (per una volta non parlo di clima, ma di condizioni atmosferiche): tutti fuori.

Anche fuori di sé, perché poi sappiamo che le condizioni economiche sono difficili, che la ripresa sarà lenta, che il “secondo” periodo pandemico è stato più lungo del primo. E non c’è bisogno di citare la solita frase di Marx, perché è stata una tragedia in entrambe le stagioni. Sul piano sanitario e però anche psicologico, per molte e molti.

Nel frattempo chi più ha negato più ha guadagnato consensi, apparentemente, nei sondaggi “veri”, in una inversione che non deve stupire. La responsabilità angoscia persone già angosciate, meglio non pensarci troppo, sembra di capire. E dare ragione a chi è più libertino, tanto le cose al massimo si sistemeranno.

Curioso che la destra del “legge & ordine” in Italia si traduca sempre in una formula rovesciata, tipo fate un po’ come cazzo vi pare. Meno curioso che ci si occupi il meno possibile delle disuguaglianze, preferendo a queste ultime la difesa corporativa, di chiara ascendenza anche questa.

Insomma, sarà un periodo nel quale oltre ai tavolini dei bar e degli spritz, torneranno i banchetti e sarà una campagna elettorale permanente e feroce, in un paese sempre più diviso tra chi sta bene e chi non riesce nemmeno ad arrivare alla fine della settimana (vedi alla voce salario minimo o anche minimo salario, perché chissà se ci sarà lavoro da dare a sufficienza).

Spero ovviamente di sbagliarmi, che sia solo una sorta di sospensione dopo la sospensione, di quiete dopo la quiete, e che non finisca in tempesta ma in una stagione di cambiamento e di maturazione del sistema.

Non è affatto andato tutto bene ma chissà se qualcuno – oggi – se la sentirebbe di gridarlo dal balcone che «andrà tutto bene». Temo nessuno.

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