Mi scrive un amico che ha un ruolo importante nel Pd.

Leggo sempre con piacere i tuoi post. Atteso che il Pd è morto e sepolto e che tu chiedi, come tanti, altro… cosa si fa?

Rispondo: Si prosegue con Possibile, che sta crescendo enormemente nel silenzio generale. Poi mi auguro che qualcuno si renda conto che intorno è tutto uno scempio.

Mi scrive, il mio amico, che anche a livello locale sono tutti legati ai caporioni e che all’orizzonte non si vede nulla di buono.

Ora, non è il caso di fare drammi: lo sapevamo già. Il Pd funziona così da una decina d’anni. Veltroni, che lo aveva fondato, si era dimesso per motivi molto simili a quelli per i quali si è dimesso Zingaretti. In mezzo c’è stato Renzi, tutti sono diventati renziani e perciò totalmente acritici, poi sono diventati antirenziani, mantenendosi acritici.

Anche chi in questi anni ha parlato di coalizione ampia, di nuovo centrosinistra, ha fatto fatica addirittura a rispondere al telefono. E parlo di tutti, nessuno escluso.

Per l’ennesima volta tocca ricordare che bisogna fare le cose giuste, non le cose tattiche. Aver fatto diventare Conte un leader mondiale, senza politica né orientamento, è stata solo la più grande di molte follie a cui abbiamo assistito. Non avere colto lo sfarinamento dei 5 stelle, ha poi dell’incredibile. Non aver saputo intercettare alcun elemento del disagio sociale, la cosa più dolorosa di tutte.

Il Pd ha iniziato a parlare di progressività tre settimane fa, per dirne una. Ha bocciato la proposta di patrimoniale tre mesi fa. Di clima si è sempre occupato attraverso autostrade, inceneritori, ecc., con quel capolavoro dello Sblocca Italia e di una impostazione culturale che non è in fondo mai cambiata. Cambierà? Lo diceva anche Zingaretti, che infatti alle primarie è stato votato da millemila cittadini di sinistra disperati.

Come dicevo, personalmente, “torno” solo per clima-progressività-patrimoniale. Ed è questo il punto. Si torni per le cose giuste e urgenti. Lo si faccia sulla base di un progetto collettivo, aperto, inclusivo. In cui non ci sia il cazzo di leader ma 10, 100 leader, come se fosse un olimpiade, con tante discipline diverse. Perché ci vogliono tutte le competenze e le sensibilità, orientate però verso una direzione comune. Di cambiamento, non di sistema (perché il Pd è un partito di centro – che coincide con l’ombelico – e di sistema. Dispiace dirlo, ma è letteralmente così).

Possibile, grazie a Beatrice Brignone, questo messaggio lo sta offrendo. Segretaria (con la “a” finale), prima inter pares. E chi aderisce a Possibile è “nuovo”, per la più parte, desideroso di provarci su basi altrettanto “nuove”. Non è difficile, non è impossibile.

Caro amico del Pd, facciamo le cose che sentiamo giuste. Che non sono quelle che stiamo vedendo. Da troppo tempo.

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