Vassalotti quando è nervoso, tempera matite. È un cultore del temperino, da sempre si rifornisce in un negozio storico, vicino al Senato.

E mentre tempera, riflette. Possibile cresce solo per demeriti altrui, ecco la spiegazione. Le uscite di Del Rio, le inversioni a D’Urso di Zingaretti, Sua Franceschinità che chiude e apre e chiude teatri, Lawrenzi d’Arabia, la Borgonzoni sottosegretaria alla Cultura, per dirne una, la sinistra che fa per unirsi e proprio nel momento stesso in cui sta per unirsi esplode in mille rivoli. No, non mille. Due o tre massimo. Rivoli personali.

«Ti piace vincere facile», Brignone, pensa Vassalotti mentre tempera.

«Adesso voglio vedere se con il doppio delle adesioni a Possibile riuscite a combinare qualcosa!», l’ispettore non si rende conto che ormai sta parlando ad alta voce a una matita fila HB come fosse la segretaria nazionale di Possibile.

I colleghi lo guardano strano, ma alle stranezze di Vassalotti ormai sono tutti abituati. Soprattutto quando tempera.

«Certo», abbassa un po’ la voce, «avete i contenuti, i numeri, le persone perbene, i giovani, le idealità e non siete finiti nella palude. Ma non basta!»

Come in quella citazione di Rodari, è solo un refuso. Tutto tornerà a posto. La Lamponia non esiste e di sicuro non sta in Italia.

E solo questione di tempo, pensa l’ispettore, poi tutto tornerà al suo posto. Alla routine. Alla normalità.

«Statevene in Lamponia, nella Zona lampone della Sinistra felice, qui non cambierà nulla», sogghigna.

Mangiate tranquilli, insomma. Anche se nota che c’è qualcosa che non va.

La mina si è spezzata, questa volta. E per Vassalotti questo è un brutto segno, pessimo.

Che sia sulla strada sbagliata?

[Per aderire a Possibile, www.possibile.com/tessera]

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