Non cambiano mai. Sempre le stesse, senza bisogno di cambiarle a seconda dell’occasione e del premier incaricato. E della convenienza del momento.

Era il 2014, ad esempio, dicevo così.

E invece va in scena tuttoeilcontrarioditutto.

Gente che ha governato per anni si scopre nuovamente giovane. Il tipo umano delle consultazioni si presenta così. Draghista di stretta osservanza, europeista perché «europeismo è vero sovranismo», fedele al Presidente che voleva impicciare, climatico e anfibio, nel caso, attento ai poveri che erano stati però aboliti quindi riesumati per essere aboliti nuovamente.

Tutte figure che sono al governo da sempre, con chiunque e comunque e qualunque, che smentiscono se stesse con la nonchalance del trasformista da circo.

Dicono che Draghi è sorpreso. Noi purtroppo non lo siamo. È lo stesso spettacolo di sempre.

I turbamenti del giovane Törless che ormai ha settant’anni. Pure Dorian Gray è invecchiato. Eppure siamo alle solite.

Flat tax sì, ma progressiva, come a dire che ci vuole la patrimoniale per i senzatetto.

Clima come priorità, detto da gente che governa da tre anni, in alcuni casi da dieci. E che nel dibattito in Senato, quello di finedimondo, non hanno mai citato nemmeno la parola «clima». Cinque lettere, eh.

Mai con la Lega, quindi con la Lega.

O Conte o elezioni, quindi Conte si candida alle elezioni (suppletive, in tutti i sensi).

È tutto un complotto, a meno che però non se ne faccia, autorevolmente, parte.

Tecnico sì, ma come rinunciare a politici di tale qualità?

Recovery plan da riscrivere tutto, dice, però va benissimo la continuità con il governo precedente (non si sa bene quale).

Credo che – fuori da questi ghirigori – debba tornare la politica.

Con pazienza, idee e valori che non siano da buttare nel cesso ogni volta che “le condizioni ce lo impongono”.

E bisogna essere felici di pensare cose impopolari (secondo loro, sia chiaro), non tristi nell’adeguarsi a cose stantie e a comportamenti grotteschi.

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