Suo padre Marius scrive a Chiara Alessi e a me parole sulle quali non possiamo scivolare, come facciamo ogni volta, quando notizie come questa ci vengono riportate.

Non è ancora venuto il momento, e non è certo il momento più indicato, perché esprima tutto il dolore e l’amarezza che mi spezzano e che mi fanno sanguinare il cuore di fronte all’indifferenza e all’estremo silenzio manifestati dai funzionari dell’aeroporto di Abidjan e quelli della compagnia aerea Air France. Eppure è un essere umano e – ancora più grave – un adolescente morto in condizioni misteriose e inimmaginabili. Perché si rifiutano di individuare le responsabilità? Non c’è più giustizia in questo mondo? Per favore, miei cari generosi benefattori italiane e italiani: aiutateci a fare giustizia affinché l’anima di mio figlio riposi in pace e che nessun bambino sia mai più vittima di questa tragedia. Grazie.

In una lunga conversazione che abbiamo avuto ieri, Marius ringrazia tutti coloro che lo hanno aiutato e sostenuto, chiede che questo libro – che contiene tutto il dolore e le difficoltà che Marius e la sua famiglia hanno incontrato dopo la morte del loro piccolo – sia tradotto in ogni lingua perché i sogni dei bambini – le loro speranze – non siano oggetto di manipolazione da parte di persone malintenzionate: che diventi, quello di Prince e della sua tragica morte, un messaggio universale. Perché non sia dimenticato Prince, né oggi, né mai. E perché le prossime generazioni sappiano che cosa è successo a un bambino ivoriano, perché non si ripeta mai più una tragedia simile, che nessun bambino al mondo conosca questa fine.

Pretende verità per Prince: che le autorità della Costa d’Avorio e della Francia rendano giustizia a lui e alla sua famiglia, diano a sua madre e suo padre le informazioni che finora non sono state mai date, né sulla dinamica né sulle condizioni in cui Prince è deceduto. «Almeno il risultato dell’autopsia, almeno l’esito dell’inchiesta», è ciò che chiede, per un figlio, poco più di un bambino.

«Noi abbiamo bisogno di sapere», insiste. Troppe domande non hanno trovato risposta: come Prince ha fatto a raggiungere l’aeroporto, chi è stato coinvolto in questa storia, e perché nessuno ha vigilato. Chi si è comportato in modo criminale, portando alla morte un ragazzino. Nessuno ha voluto dire nulla, rivelare nulla, nell’anno che è passato. Marius si chiede indignato se le autorità, i vertici di Air France si ricordino di questo bambino: si chiede se ci sia ancora un po’ di umanità, in questo mondo. Chiede al mondo intero di aiutarlo, perché almeno il mondo intero sappia che cosa è accaduto. E che nessuno sia più vittima di una situazione così drammatica, inumana. «Non è giusto, ci vuole pietà», conclude.

Si dice addolorato per le vittime della pandemia, preoccupato per una situazione che nel suo Paese sembra essersi risolta, anche se solo parzialmente, con le elezioni presidenziali. E continua a ringraziare tutte e tutti.

Marius, credo di parlare a nome di tutte e di tutti: siamo noi a dover ringraziare te. Sempre. Per sempre. E appena sarà possibile muoverci, ci incontreremo e ti aiuteremo in ogni modo possibile.

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A un anno dalla sua scomparsa ricordiamo Prince leggendo Il corpo del figlio e con una donazione al progetto della Comunità di Sant’Egidio che porta il suo nome, destinato a sostenere i ragazzi di strada di Abidjan.

IBAN: IT67D0760103200000000807040

Causale: #xPrince

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