Pare che ci sia la corsa al tesseramento di Possibile. Che se ci pensate è un fenomeno da National Geographic, come scrivevo ieri.

Eppure c’è un vuoto cosmico, una domanda di politica che non trova risposta, la chiusura di un lungo ciclo in cui tutto è finito in un buco nero, pure le cinque stelle che dovevano illuminare chissà quale cielo stellato. È una notte in cui tutti i partiti sono neri – e in più ci sono quelli neri per davvero.

È il momento che soprattutto chi ha vent’anni prenda in mano la situazione: libero dai condizionamenti del passato, da un linguaggio che non parla più, da un sistema che va riformato nelle intenzioni prima ancora che negli strumenti.

Le iscritte e gli iscritti a Possibile – è semplice – chiedono cose che non trovano in giro. E sono tantissisme. Chiedono che le parole che sentono più loro e più forti – uguaglianza, clima, rispetto, trans, cannabis, tamponi e potrei andare avanti per ore – non siano considerate parolacce da chi governa e riempie di cartelle senza piombo e prospettiva le prime pagine di giornale. Quando va bene, perché in quasi tutti i casi i comandanti non ci sentono proprio. E le loro risposte sanno di tappo. Nelle orecchie.

E poi c’è da cambiare il modo di fare politica. Sveglia, anche questo lo chiedono tutte e tutti!

Ecco spiegato l’arcano. Voi, nel dubbio, continuate a iscrivervi.

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