Un libro intimo e politico insieme. Un racconto personale e nello stesso tempo un manifesto e un preciso atto d’accusa che ci riguarda tutti, senza eccezioni.

Sembra una storia di altri tempi: Eddi va alla guerra contro gli oppressori, Roberta dapprima non sa, poi capisce e cresce in lei la partecipazione – angosciosa, come potrebbe non esserlo stato? – alla missione della figlia.

Dove sei? è un faro acceso sul Rojava, dimenticato da tutti, dall’Italia e dall’Europa in particolare, come se non esistesse. Come se un modello irriducibile alle etichette a cui siamo abituati, nel quadrante di guerra storicamente più problematico della nostra storia recente, non fosse nemmeno degno di menzione, non rientrasse nei “piani” di un mondo sempre più guasto e crudele, dove contano soltanto gli interessi e la prepotenza. Come se quell’utopia fosse un problema, in quanto tale. Proprio perché è un’utopia e delle utopie i potenti diffidano. Sospendono la guerra tra loro, per bombardarle, le utopie.

E mentre Eddi andava a sostenere quella causa, in Roberta cresceva la consapevolezza di ciò che le stava accadendo e di ciò che succedeva intorno a sua figlia, alle sue compagne e ai suoi compagni, fino alla partecipazione alla resistenza armata, per salvaguardare la sopravvivenza di un popolo e del suo modello sociale e politico.

Con Serena D’Angelo, che ha curato l’edizione, ci siamo molto confrontati sul punto di vista inedito, almeno per la nostra generazione, di una madre che parla delle lotte della figlia, in un misto di apprensione e orgoglio, che si alternano e si rincorrono, così come i messaggi, le telefonate, le domande e le risposte.

Un libro per i genitori, ci siamo chiesti? Crediamo che sia un libro per tutti, e forse per le ragazze e per i ragazzi soprattutto. Perché ci sono sempre alternative, c’è sempre la possibilità di rompere lo schema che ci hanno imposto, di ribellarsi allo scempio che ogni giorno passa davanti ai nostri occhi. E che riguarda popolazioni intere, in uno stato di guerra permanente – una guerra ancora più feroce perché, a parole, negata.

Nel lungo diario c’è un filo rosso, una domanda che ricorre a ogni pagina e che mette in discussione il rapporto di una madre appassionata nei confronti della figlia rivoluzionaria: quanto e come intervenire e entrare nella vita dei propri figli, nelle loro lotte e nelle loro idee, quanto spazio lasciare loro, quanta fiducia, quanto margine.

Sono due donne, Eddi e Roberta, libere. E soprattutto di questo, nel libro, si tratta.

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