In questa congiuntura – in cui siamo tutti congiunti, a livello globale, a ricordarci che siamo della stessa specie e “tra” altre specie, peraltro – ci sono alcuni riflessi che scattano, ormai.

Tifoserie della chiusura e dell’apertura. Posizioni grezze e assolute. Come ormai sapete propendo per la cautela e per il contenimento, anche di se stessi, ma penso che la chiusura da parte nostra debba servire a rafforzare tutto il sistema, perché si possa riaprire. Se non si sfruttano le settimane di lockdown per questo, non capisco come si pensi di uscirne.

Peraltro conosco teorici della chiusura che in verità passano tutta la giornata fuori di casa, da giorni. E le città sono piene, ormai, di persone, in tutte le faccende possibili affaccendate. C’è un velo di ipocrisia che copre molto di più delle mascherine. Tutti a discutere del 4 maggio come se fosse già passato.

Enzo Di Salvatore commenta anche oggi il cortocircuito politico-istituzionale a cui assistiamo ormai da settimane. Leggetelo, tifoserie di entrambe le curve. Così si spiegano anche certe cose che sono accadute, diciamo dalla Val Seriana in avanti.

Ci dividiamo tra bimb* di Conte, amici degli amici di Confindustria e ricercatori di visibilità purchessia, alla disperata. La politica e la stampa continuano a frequentare soltanto i loro affetti stabili, sempre sulla soglia delle fake news, mentre gli affetti dal virus diminuiscono troppo poco e ancora non abbiamo un sistema per monitorare la diffusione dei contagi. Siamo al fatalismo. Sono trent’anni che delegittimiamo culturalmente la politica e alla fine l’abbiamo uccisa. E ce ne accorgiamo ora che non potremmo farne a meno.

«Non ci resta che sperare che il caldo uccida il virus», dice Crisanti, in uno slancio ironico ma non troppo. Ormai solo il caldo ci può salvare, che come atteggiamento è arci-italiano. Peraltro ci sono studi – tutti da confermare – secondo i quali al sole, con una certa temperatura e al di sopra di una percentuale di umidità, il virus andrebbe in crisi. Chissà.

«Mi sto convincendo», aggiunge Crisanti, «che il caldo possa attenuare la virulenza dell’infezione, anche perché fa evaporare le goccioline di aerosol su cui viaggia il Covid-19. Con l’autunno, però, rischiamo di ritrovarci al punto di partenza e farsi trovare impreparati anche il prossimo ottobre sarebbe gravissimo».

Ecco. Farsi. Trovare. Preparati. E che il governo tamponi. Più che si può.

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