Comunque è evidente che, soprattutto nelle regioni degli apristi a tutti i costi, non facciano i tamponi perché altrimenti i dati ci direbbero che i contagiati sono molti di più e che non si può riaprire con la baldanza che qualcuno vorrebbe avere. Crisanti non lo dice, ma lo fa capire.

E intanto ci sono dati molto diversi, da territorio a territorio. E non dipende solo dalle condizioni pregresse, esattamente come per il virus. Regioni avanzate deludono, regioni considerate arretrate ci provano. E, all’interno della stessa regione, si registrano casi di eccellenza e disastri conclamati.

Sembra la mappa di un libro di storia risorgimentale. E anche gli atteggiamenti fanno pensare a piccole porzioni di territorio sovrano. C’è il Granducato di Toscana e il Delucato di Campania. Parma e Piacenza, tra le più colpite. Il regno di Sardegna dove tutto va male, meno in Sardegna. Il Lombardo-Veneto diviso dalla linea del tampone, difesa dal Quadrilatero. Le terre irredente che stanno meglio, soprattutto il FVG. A macchia di contagio lo Stato Pontificio. Meglio le aree interne del Regno delle Due Sicilie, soprattutto la seconda, insulare. Due Molisi, servirebbero.

E dopo le cinquantacinque giornate di Milano e di tutte le altre, ci presentiamo così ai “moti” del 4 maggio, mentre il Congresso di Bruxelles deve decidere se e quanto aiutarci. I Mille è il caso se ne stiano dalle loro parti, senza muovere alla volta del Mezzogiorno.

Non abbiamo un re, abbiamo un Conte, che pare Cavour. E chissà, questa volta, come andrà a finire.

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