Distopia chiama distopia.

Dice che il re della Thailandia si trova in un albergo di lusso in Baviera con venti concubine: è a Garmisch-Partenkirchen, località analoga – non solo geograficamente – alla Sankt Moritz di Fine, il romanzo che abbiamo scritto con Marco Tiberi: i potenti in fuga si erano dati appuntamento al “solito posto”, nella nostra “profezia”.

Non è un caso che chi nega i cambiamenti climatici assomigli moltissimo a chi ha negato, inizialmente, l’impatto del virus. In alcuni casi – Trump e Bolsonaro – sono proprio le stesse persone. Nel nostro libro a rappresentare la categoria è il potente padre della protagonista, in tutto simile ai soggetti citati.

Quand’è che ci si rende conto che le cose si stanno mettendo male?, si chiede Sara, la nostra protagonista. La domanda è retorica: troppo tardi.

Prove generali di catastrofe, potremmo definirle. Abbiamo dieci anni per prepararci allo schianto, quello climatico. Dal virus si esce, a fatica, dal clima no. O, almeno, non così come abbiamo fatto finora. E le due cose, gli scienziati lo affermano già, sono tutt’altro che scollegate.

Insomma è un doloroso tutorial, quello che stiamo vivendo. Su come affrontare le emergenze, su come prepararsi al peggio, su come affrontare i guai che ci attendono.

La prossima volta dobbiamo trovarci pronti. E non scrivere piani, come nel caso delle epidemie, che riposano per anni in un cassetto per poi rendersi conto che li abbiamo trascurati e estratti dalla cartellina troppo tardi.

Sul clima, in particolare, non potremo dirci “sorpresi”. E anche in questo caso, vale la pena di ricordare che si esce insieme, non “da soli”, magari sfruttando le incertezze altrui, le difficoltà del vicino o del concorrente. Se qualcuno vorrà guadagnarci, in questo senso, finirà male per tutti, come in Fine abbiamo provato a spiegare.

Il modo migliore per affrontare questa crisi e la crisi, quella del clima, ce lo offre un precedente diretto. È la storia del vaccino della poliomielite. Quando fu annunciato al mondo, Jonas Salk commentò così, a proposito della possibilità di brevettarlo. Chi è il proprietario di questo vaccino?, gli fu chiesto in una intervista tv. Salk rispose:

«La gente, suppongo. Non c’è brevetto. Si può brevettare il sole?».

Ecco, tutto il resto appartiene al genere dei discorsi da bar. E i bar sono chiusi.

Siamo tutti sulla stessa barca. E se qualcuno ha deciso di comprarsela o di svenderla, ha capito male.

[Qui un video che secondo me dovreste vedere]

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