Come dice il mio amico di via Panisperna: «Quando non c’è niente da fare, non c’è niente da fare».

Ieri è stata la giornata dei fakisti, purtroppo non su Marte. Niente, non ce la fanno. Il ricorso alle fake news per loro è strategia politica. Non possono smettere. E, vedrete, continueranno. Sono anni che ammorbano il paese e il pianeta con le loro stronzate. Sono virali, non a caso. E puntano sul contagio di chi è più esposto, fragile o arrabbiato. Soluzioni: zero.

In compenso, ci sono anche quelli competenti e ragionevoli. Leggete questo appello, che mi sento di condividere.

Perché la chiusura generalizzata non è “in alternativa” rispetto a un atteggiamento più selettivo.

Le categorie più a rischio – i più anziani, soprattutto – andranno tutelati ancora a lungo. Bisognerà separare e distinguere, ancora. Distinguendum est. Sarà un «a poco a poco», un «questo sì, questo no», un «qui sì, là è ancora presto». E così dovremo prendere le misure, e iniziare a pensarci fin d’ora, per non arrivare ancora tardi. Per non inseguire il virus, che corre più di un runner.

La procedibilità dei tamponi può essere accelerata e anche se a campione e a rischio di falsi negativi i tamponi possono contribuire a gestire la situazione, in quella che ho chiamato “quarantena dopo la quarantena”.

“Tutto fa”, in risposta anche all’amico di via Panisperna.

Nel frattempo la curva del tempo prende pieghe strane, inaspettate. Tutto è dilatato, la concentrazione va a farsi benedire, dopo una pagina o due le lettere si muovono, forse perché non possiamo farlo noi. I giorni passano come gli episodi di una serie tv, uno dietro l’altro, senza soluzione di continuità. Ci piacerebbe avere un tasto “Skip” anche nella vita reale. “Salta l’intro”, pure.

«Hic sunt dracones», come si scriveva nelle antiche mappe, anche se si tratta di un virus. Ma è tutto inesplorato, dentro e fuori di noi. Se ce l’avessero raccontato, non ci avremmo creduto. E non ci crediamo ancora, in fondo.

Ne usciremo, forse con più darwinismo, in termini sociali, forse con più socialismo. A leggere Draghi – senza alcun riferimento ai dracones – pare di leggere Keynes. John Maynard Draghi. Anche i politici della destra – non i fakisti, i pochi altri – chiedono questo. Chissà. Tutto è inesplorato. Esplorarlo, con intelligenza, sarà il nostro principale, se non unico, compito.

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