Si chiama Espérance, è un nome e un motto, per People, per il lavoro che da un anno e poco più stiamo facendo – o cercando di fare. È il libro del nostro futuro, un futuro che speriamo aperto, nella mente e nei cuori, nella promessa di vita che porta con sé e supera barriere, pregiudizi, stronzate. E li supera di slancio. Nell’intelligenza folgorante delle ragazze e dei ragazzi che hanno capito che non devono aspettare più, che tocca a loro. E che sanno di non poter “fare da soli”, come abbiamo spiegato loro noi della generazione precedente, ma che devono provarci insieme.

People non è soltanto una casa editrice, nelle nostre intenzioni, è una comunità di persone, che si incrociano, che si scambiano di posto, che cercano di capire meglio le cose e le persone, appunto. È un punto di vista sul mondo che è inevitabilmente plurale, rappresentativo di punti di vista diversi, in cui storia e immaginazione a volte si confondono, a volte si trasformano. Così come accade ai libri, che non sono fermi sulle mensole, no, è come se si conoscessero, perché senza il libro precedente non ci sarebbe nemmeno quello successivo. E non sarebbe lo stesso, soprattutto.

Lo ha detto il Presidente «Sempresialodato» Mattarella, qualche giorno fa. Sappiamo che libri e liberi non sono collegati da una comune etimologia, ma facciamo come se così fosse, come se libri volesse dire liberi. E che questa libertà passi di mano, ai lettori e tra i lettori.

Espérance, benvenuta.

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