Un libro fondamentale, tornato da qualche settimana – guarda un po’ – in tutte le librerie (Einaudi Tascabili).

Rileggerlo fa una certa qual impressione. Segnatamente per alcuni passaggi, come quello che vi propongo oggi, che si riferisce a un dialogo tra Emilio Lussu e Pietro Lissia che, dopo avere invocato un fronte comune contro il fascismo, da liberale qual era, si era ‘ritrovato’ al governo con Mussolini.

Dopo qualche giorno avrebbe reincontrato Lussu, con cui si sarebbero scambiate queste parole, a cui non credo di dover aggiungere alcun commento:

Lissia: — Una maschera. Ma questa non è che una semplice esteriorità. Ciò che conta è il pensiero interiore.

Lussu: — È bene il pensiero interiore che porta te al ministero e me all’opposizione.

— Non solleviamo questioni di lana caprina. Tu sai che gl’ideali democratici di cui s’è nutrito il mio spirito per tutta la mia vita…

— Un bel nutrimento infatti.

— … rimane immutato. È cambiata la veste, Ma l’abito non fa il monaco.

— Ma è solamente l’abito che ci mette in grado di distinguere un monaco da un corazziere.

— Apprezzamenti superficiali. Ragioniamo con calma, senza contrarietà preconcette. Se tu, a un libro di Cicerone togli la copertina e la sostituisci con una copertina di un romanziere francese, avrai sempre il libro di Cicerone e non un romanzo francese.

— Ma se tu fai commercio di libri e, per guadagnare di più, cambi le copertine e vendi un libro per un altro, raggiri la buona fede del pubblico e commetti un atto che il codice penale considera grave…

— E chi ti dice che io guadagni di più?

— Riconoscerai che, oggi, col vento che tira, è più comodo stare al potere che non all’opposizione.

— Prima di accettare un posto al ministero, io ho sofferto. Ti assicuro che io ha avuto momenti di vita interiore veramente drammatici. Pensa che ho dovuto abbandonare gli amici di vent’anni di lotta politica. Ah! ti pare niente? Credi tu che sia piacevole rinunciare alle amicizie più care? Infine mi sono chiesto: come potrò essere io più utile al mio paese? da oppositore o da fascista? E, senza egoismi, ho deciso.

— Credi che il paese sarebbe andato alla rovina se tu ti fossi ritirato dalla vita politica?

— Tu scherzi, non ragioni.

— Io non volevo prestar fede alla notizia della tua entrata nel ministero Mussolini. Io credevo che tu stessi scrivendo il trattato sulla teoria della «contro-violenza»…

— La realtà, amico mio, la realtà! Parliamoci chiaramente. Mutano vertiginosamente uomini e tempi. La politica non è un’astrazione: la politica è un’arte.

— E la coerenza?

— La coerenza? La realtà, la realtà è sempre coerente.

Egli, ormai, non aveva più astrazioni. Non aveva più imbarazzi. Si sentiva sicuro di sé. Ora, sorrideva. Fu così che arrivò a farmi chiare proposte d’intesa e di collaborazione.

— A nome del «Duce», — aggiunse sorridendo. — Egli è come Cesare. Non conserva rancore contro i suoi avversari.

— Veramente squisito.

— E bada bene, — aggiunse ancora sorridendo e sempre pescando nel pozzo della sua cultura classica, — bada che Cesare non gioì ma si rattristò fortemente quando Tolomeo gli presentò la testa di Pompeo. Su questo gli storici sono d’accordo.

— Tu non hai atteso il taglio della testa…

— Sinceramente, no.

Lasciammo da parte l’era romana. Io mi alzai, per troncare una conversazione inutile, anche dopo l’argomento di Tolomeo. Egli pure si alzò. Ridiventò improvvisamente autorevole e mi chiese:

— Dunque? Amici o nemici?

— Nemici.

— Sta bene. Te ne accorgerai.

— Che m’tendi dire?

— Te ne accorgerai, — ripeté con espressione ostile.

Ci separammo freddamente, senza darci la mano.

#ilibrideglialtri

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti