anacronismo. Forse leggere è l’unica pratica continua rimasta al mondo. Ce ne sono altre — la musica, per esempio —, ma nessuna che faccia della continuità una ragion d’essere così dispotica come la lettura. Leggere è sottomettersi a un impero estinto: l’impero della linearità. Impossibilità di abbreviare, prendere scorciatoie, skippare (senza mettere a repentaglio la comprensione di ciò che si legge, ovvio). Se oggi la lettura è una grande pratica anacronistica – l’altra è il teatro – è proprio per l’insolenza, la sfacciataggine, perfino l’ingenuità provocatoria con cui esibisce il blasone di una cultura del concatenamento, della sequenza, del passo a passo, in uno stato di cose in cui moneta corrente sono la simultaneità e il montaggio.

«anacronismo» è una delle voci del glossario sulla lettura di Alan Pauls che Sur ha recentemente pubblicato: Trance. Autobiografia di un lettore.

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