Come ha detto Daniele De Rossi: «Se fossi stato un dirigente, io mi sarei confermato». Quindi, come dice qualcuno, «io Civati lo voto lo stesso». Perché io dicevo di non votare i fasci, non Civati. E Civati si può votare, sono i fasci che proprio no.

E così dopo una «non campagna» senza tv, senza carta, emettendo poche emissioni e facendo, invece, un sacco di piccole missioni nell’Italia del futuro e nell’Europa di cui nessuno parla, questa sera, a Milano, ecco l’unico mio discorso, a sostegno delle candidate di Possibile nella lista Europa Verde.

Con poche risorse, pure, che costa più un tabellone della Bonino dell’intera campagna elettorale di Possibile, per dire.

La politica non è sangue e merda, non è accordicchio, non è pasticcio. La politica è una cosa nobile e bella. Si fa insieme, con fiducia e generosità. Chi pensa solo a se stesso, non fa politica. Finisce come Narciso. Annegato, peraltro, cosa che ha parecchio a che fare con i cambiamenti climatici.

***

Lo stato in cui versa la politica italiana è indecente.

Nella Regione più europea, come tutti la chiamano, la classe politica è corrotta.
Nei grandi partiti è tutta tattica, è il governo del cambianiente, è l’opposizione del cambianiente.

E la cosa peggiore è che hanno tutti coinvolto le persone su cose che non significano nulla. A parlare di niente. A costruire niente.

È indecente la condizione di troppi lavoratori e ancor di più lo è, indecente, quella delle lavoratrici.

È indecente che certe parole siano considerate indecenti, come trans, come tampon, come cannabis.

È indecente che si presentino piani in cui l’unico obiettivo è regalare soldi, magari ai ricchi, con la Flat Tax, a pioggia, solo per vincere un’elezione. E perdere il Paese.

Così non si salva nessuno. Sembra Mussolini che scappa, dopo aver devastato l’Italia, per salvarsi da solo, portandosi via la refurtiva. Non è riuscito a fare cose buone, nemmeno per sé, perché poi sapete com’è finita.

Dicono: prima gli italiani.
Prima gli italiani erano così. C’era il regime. C’era il fascismo.
Dopo, c’è stata la Repubblica.

***

Domenica sera Mentana parlerà di percentuali, prima che di seggi. Ogni voto preso a chi non va a votare, abbassa Salvini e il resto della comitiva che o sta con Salvini o parla di Salvini.

Noi abbiamo scelto la salvezza del pianeta e dell’Europa che lo può salvare. Lo ripeto: la salvezza del pianeta e dell’Europa che lo può salvare.

Ci sembrava più appassionante. Poi fate voi… ma la scelta è tra Salvini e Salvezza.

Abbiamo scelto un progetto, non l’identità. Il voto consapevole, non quello utile (che è idiota e pare l’unico argomento dei partiti sulla carta più grandi), con le stesse facce di sempre.

Del clima non parla nessuno, nessuno pare coglierne l’urgenza. Con gli altri, non si salva nessuno.

***

False notizie e false paure. Le fake fears. Ci stanno dicendo in continuazione di guardarci da mille pericoli e ci dicono che ognuno si salverà da solo, magari comprandosi un fucile. Sono soluzioni finte per finte emergenze.

Perché l’unica vera minaccia incombe su tutti e colpirà prima i più deboli, come sempre.

Non ci vogliono salvatori della patria, che diventano dittatori nel giro di poche settimane.
I salvatori possiamo essere soltanto tutti noi, tutti insieme. Salvatori è plurale, non dittatoriale.

Se il pianeta è in pericolo, tocca a tutti quelli che lo abitano salvarlo, come in quei film americani quando arrivano gli alieni. Solo che gli alieni, in questo caso siamo noi.

Le Tecnologie, le competenze, ci sono già. Bisogna soltanto metterle in campo senza più indugi. Non bisogna andare su Marte, bisogna tornare sulla Terra. Come l’Apollo 13.

Lo diceva Giordano Bruno, che poi ha emesso a sua insaputa un botto di CO2. Il mondo ha una sola anima (perdonate la semplificazione).

Questo è Il motivo per andare a votare, il 26 di maggio e tutte le prossime volte. È Il compito di una generazione intera. Che per una volta invece di occuparsi soltanto di sé decide di pensare alle generazioni che verranno.

Fate votare i vostri bambini, fate come se a votare fossero loro.

Se il mondo sta annegando per colpa di un sistema basato sulle disuguaglianze, ci vuole un’arca
non il Titanic, che peraltro non ha più iceberg da incrociare. È l’arca della politica, contro le concentrazioni di potere, contro chi decide per tutti noi, l’arca sulla quale si salva l’umanità, tutta quanta, senza distinzioni. E pure gli animali. Che sono collegati il destino delle api, dei pinguini o del krill, a quello nostro. Ci vuole molto a capirlo? Dalla famiglia Angela non avete imparato nulla? Nemmeno da Licia Colò?!

E a chi dice che tutto questo non sta succedendo, a quelli che fanno gli spiritosi sui giornali, dico: occhio, siete spacciati pure voi. E non ve state nemmeno a preparà.

«Là dove c’è il pericolo cresce anche ciò che salva»: lo possiamo constatare ogni venerdì nelle piazze di tutto il mondo. Lo vediamo nella determinazione di loro giovani volti, lo leggiamo sui loro cartelli. È soprattutto nei confronti di quei ragazzi, la maggior parte dei quali non può candidarsi e non può votare, che abbiamo il dovere di dedicarci all’unico vero compito che abbiamo: salvare il pianeta, riscattare l’Italia e offrire all’Europa una nuova sfida, che le ridia le ambizioni che ha perduto.

***

Alle provocazioni, rispondiamo con le proposte.
Alle stronzate, con le soluzioni.

Perché il cambiamento climatico richiede una risposta di altrettanta grandiosa portata.

Non solo i comportamenti individuali, una grande missione collettiva. Di tutte e tutti. Tra le generazioni e oltre.

Dalla scuola di Greta, dei nostri figli, al sistema della ricerca. Alla sala verde di Palazzo Chigi, che dovrebbe essere luogo di confronto ed elaborazione quotidiana, con i portatori di interesse, con le università, con gli scienziati, per trovare soluzioni.

Prima della «non campagna» fatto una «pre-campagna» tra Tallin e Barcellona, e altre esperienze europee, lì funziona il connubio tra ecologia e tecnologia. Perché da noi c’è il deserto?

Un grande progetto planetario, che solo l’Europa può intestarsi, insieme agli americani più evoluti, da Sanders a Ocasio-Cortez, trovando nuove e insperate alleanze – non sopraffazioni – con i paesi africani.

***

Ci interessa il 26, ma ancora di più ci interessa il 27 e il 28 e il 2030. Anche.

Sono stato a Ventotene e lì il fascismo, per paradosso, aveva riunito i migliori antifascisti. Ecco, a me piacerebbe unl «partito Ventotene», in cui siano però i ragazzi come Livia e Bruno e Federico, di Pisa, a formare noi. Non il partito che parla di sé, il partito che parla di cose di futuro. Che le spiega, che le diffonde, che mobilita su questo. Ogni settimana, ovunque.

Prendendosi la propria porzione di cui parlava Kurt Vonnegut, un pezzo per ciascuno. E tutti insieme, in relazione con i pezzi di terra di cui ci prenderemo cura.

La classe dirigente si forma nelle campagne politiche. Si forma con la partecipazione, non con l’astensione o l’abbandono del campo. Si forma nella possibilità, non nella impossibilità. Si forma nella certezza che le cose che si dicono, poi si facciano. Si forma nella coerenza, non nel prendi un posto e scappa.

Si forma prendendo anche un solo voto in più, cercando relazioni. C’è un mondo là fuori, abbiamo poco tempo, cerchiamo di fare il possibile. Tocca a noi. Non è un noi “generico”. Proprio ciascuno di noi.

***

Sciopera il venerdì e vota la domenica. Sunday for future.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti