Per la lettura di oggi (trovate la rassegna qui e su Telegram), adotterò un testo che di per sé è un programma politico. Si intitola Non c’è più tempo, l’ha scritto Luca Mercalli, Einaudi lo ha pubblicato nel 2018. Nel frattempo, faccio presente, abbiamo perso un altro anno.

E mentre noi parliamo di Salvini e gli italiani scelgono partiti e liste che del clima non parlano mai (lo chiamano voto utile: verso il collasso), Mercalli ci mette in allarme e ci propone millemila cose da fare, subito.

Il conto alla rovescia verso il 2030 è implacabile. È il tempo di due legislature. Le ultime due sono andate e stanno andando sprecate. E nulla fa pensare che ci sarà qualcosa di diverso, a meno che voi non decidiate di votare diversamente.

La campagna elettorale – che non c’è, si parla puntualmente d’altro – potrebbe sintetizzarsi in uno scontro tra #vincisalvini e #perdiilmondo.

Mercalli ci ricorda l’appello di decine di migliaia di scienziati, chiedendosi se interessi a qualcuno.

Certo, nota Mercalli e noi con lui, non è il massimo dal punto di vista del marketing parlare della fine del mondo o dell’estinzione dell’umanità. Meglio promettere la flat tax, perché i più ricchi possano godersi gli ultimi momenti della storia del pianeta con grande sfarzo. Lusso, dicevamo. Meglio esorcizzare Greta, deridendola, che prendere sul serio quello che dice, che è esattamente quello che dice Mercalli.

La partita si gioca sul clima, ‘urla’ Mercalli, in pagine via via più appassionate, mentre intorno a noi è tutto antiscientifico, irriflessivo, impulsivo. Come se non ci fosse un domani, appunto. E tutto è piccolo, provinciale, regolamento di conti tra bande di politicanti senza una visione, una strategia, che nemmeno Battiato. Mentre dovrebbe essere grande, epocale, collettivo, nel senso proprio dell’umanità intera.

Una donna, un uomo dovrebbero svegliarsi alla mattina e iniziare a correre, per sfuggire a quello che sembra un destino segnato. Dotarsi delle migliori tecnologie, obbligare i propri Stati a individuarle e finanziarle e sostenere chi fa innovazione in campo privato, pretendere che ogni abuso sia punito, che non si consumi più suolo (che poi si fatica ad averne di nuovo, ma questo nessuno lo sa o lo ricorda), che la nostra spesa sia corretta, in tutti i sensi.

La nostra classe dirigente, quella che c’è ora ma anche quella che c’era prima, se c’era, dormiva. E faceva finta che tutto questo, tutto quello che Mercalli scrive, pagina dopo pagina, non esistesse.

È ora di cambiare. Non c’è più tempo e non c’è alcuna ragione per non farlo. Con urgenza.

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