Voi lo sapete da anni, fingete di non saperlo, li finanziate, ne festeggiate i risultati. La vergogna della Libia è la vergogna dell’Italia e dell’Europa. Di tutte le sue parti politiche, quasi nessuna esclusa.

Scrive Nello Scavo, riprendendo il nuovo dossier Onu:

È già stato acquisito dagli investigatori della Corte penale internazionale dell’Aja l’ultimo rapporto con cui l’Onu aggiorna il campionario degli orrori sui i migranti in Libia: «Privazione della libertà e detenzione arbitrarie in centri ufficiali e non ufficiali; tortura, compresa la violenza sessuale; rapimento per riscatto; estorsione; lavoro forzato; uccisioni illegali». Mentre fiumi di euro si riversano su governo e milizie perché fermino le partenze verso l’Italia, il segretario generale delle Nazioni Unite ricorda nel dossier inviato al Consiglio di sicurezza, che «i colpevoli sono funzionari statali, gruppi armati, contrabbandieri, trafficanti e bande criminali».

Alcuni di questi sono proprio i beneficiari degli “aiuti” materiali ed economici (motovedette, equipaggiamento militare, finanziamenti) che regolarmente da quasi due anni ricevono dall’Italia e da Bruxelles. Nelle quindici pagine in cui Guterres circoscrive gli episodi più gravi dell’ultimo trimestre, il segretario generale offre un dato che, da solo, spiega la sproporzione tra le risorse investite per bloccare i flussi e il numero effettivo di stranieri in Libia e sui quali le autorità non hanno alcun controllo.

«Durante il periodo in esame c’erano oltre 669.000 migranti in Libia, tra cui donne (12% dei migranti identificati) e bambini (9%)», precisa Guterres. Ma sotto il tacco delle autorità – che tuttavia l’Onu non risparmia dalle accuse di gravi e ripetute violazioni dei diritti umani – se ne contano solo 5.300. Tra essi «3.700 hanno bisogno di protezione internazionale» e dunque meriterebbero di venire trasferiti in Europa. Di tutti gli altri non si sa quasi nulla.

La descrizione degli abusi, infatti, «non include i centri di detenzione gestiti da gruppi armati», che per definizione sono inaccessibili. Il governo di concordia di Tripoli «deve raggiungere il controllo di tutti i centri di detenzione presenti in Libia, scongiurando – si legge ancora – l’influenza o l’interferenza di milizie e gruppi armati». Molti migranti si trovano nelle 26 prigioni comuni del Paese, dove si stima vi siano circa 6.400 detenuti, ma «migliaia di altri» si trovano in centri di detenzione sottratti al controllo del governo libico e non di rado «gestite direttamente dai gruppi armati».

Cosa succederà ora, di fronte ad accuse così gravi, di fronte a uno scempio che ricorda gli orrori del Novecento? Non succederà nulla, perché alla politica europea, di quasi tutti gli schieramenti, non interessa. Perché l’opinione pubblica è ‘esasperata’, mentre le persone in Libia vengono torturate, stuprate, vendute come se fossero schiavi del tempo che fu. Noi, però, siamo esasperati.

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