Ne scrive, oggi, il Corriere: il lavoro nero, come l’evasione, continuano a essere ahinoi una caratteristica del nostro sistema produttivo. Così come la scarsa attenzione e lungimiranza nei confronti dei controlli e di chi le regole dovrebbe farle rispettare: un’altra forma di debito pubblico, determinata dall’incuria, dall’interesse e da una sorta di inerzia che sembra accompagnarci da sempre.

Davide Serafin lo denuncia da tempo, anche attraverso la campagna Giustapaga.it:

Il lavoro nero e le irregolarità contributive sono in aumento. Nel 2015, le Unità lavorative annue completamente a nero sono stimate in 3,7 milioni (+1.5% rispetto al 2014). L’economia sommersa nel 2017 vale circa il 19% del Pil. In questo scenario, l’Ispettorato del Lavoro continua a essere una costruzione sghemba, male integrata, con pochi ispettori ai livelli operativi. Ne mancherebbero almeno 1700 rispetto alla pianta organica definita nel 2014, in fase di avvio. Nel frattempo, il numero delle aziende sottoposte a ispezione è sceso del 28% in tre anni (2014-2017). Più volte sono state lamentate le carenze di organico. Il calo dell’attività colpisce soprattutto l’Inps che ha visto ridursi di trecento unità il numero degli ispettori a partire proprio dal 2014, e invece crescere le funzioni ad essa assegnate con la formula «senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica», quindi senza copertura degli oneri gestionali in capo all’Istituto.

Il suo paziente e documentatissimo lavoro di analisi e di proposta, insieme a una campagna di solidarietà per i braccianti di Castelnuovo Scrivia (Alessandria) e a una pubblicazione è in corso: Partecipate anche voi.

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