Sono felice che Possibile abbia aderito alla campagna di solidarietà lanciata a livello nazionale per sostenere l’accoglienza di Riace e il suo valore nazionale e non solo, con le parole di Beatrice Brignone, che aveva visitato Riace in tempi non sospetti, prima che fossimo travolti dalla polemica politica sempre più volgare che accompagna tutto quanto.

In tempi di sparate propagandistiche, di toni eccessivi, di ricatti che in realtà sono semplici bluff, è importante tutelare ciò che di buono è stato fatto per l’accoglienza.

L’accoglienza non è un’emergenza, ma una questione politica e amministrativa che va affrontata, a Bruxelles come in ogni città. In questi anni, con Stefano Catone e molti altri abbiamo denunciato i limiti di un modello che si è mosso troppo spesso tra panico e inefficienza, cercando di spiegare cose difficili per il nostro dibattito pubblico, come la differenza tra Sprar e Cas e, insomma, di come fosse necessario costruire un modello più trasparente e partecipato, partendo da chi aveva trovato soluzioni equilibrate e misurate.

Alla denuncia, è venuto il momento di accompagnare una proposta, che proprio da Riace e dalle altre realtà che si sono mosse in modo virtuoso può dare un messaggio di civiltà, culturale, politica e amministrativa al Paese. Contribuendo alla soluzione dei problemi e offrendo una prospettiva alle persone e alle comunità che le ospitano.

Mi piacerebbe immaginare un’Italia all’avanguardia nella gestione di questi percorsi e dei conflitti che possono sorgere, conflitti che non siano più alimentati ma superati da una politica competente e responsabile. Che potessimo andare in Europa offrendo un modello di accoglienza rigoroso, perché sia condiviso con gli altri paesi: che andassimo a Bruxelles con le soluzioni e non con i ricatti autolesionistici di questi giorni. Per far comprendere a tutti che la qualità delle cose buone è più efficace della disumanità dei cattivi a tutti i costi.

Se la campagna di solidarietà verso Riace diventasse questo, avremmo vinto una sfida epocale. Di cui andare, per una volta, fieri, in questo tempo devastato e vile.

Oltre gli appelli, la politica. So che non è di moda, ma come cittadino ne sento l’urgenza, prima che tutto precipiti.

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