Gli strateghi che ho – ahimè – a lungo frequentato mi hanno spiegato per anni che era meglio parlare il meno possibile di immigrazione, perché parlandone avremmo perso voti. E così abbiamo lasciato campo libero alla destra più becera, che ha imposto le proprie convinzioni anche a dispetto dei dati e delle proporzioni, con un ricorso sistematico alla fake news e al tipico complottiamo che sempre l’accompagna.

Ora che siamo riusciti nell’esperimento di perdere tutti i voti, possiamo, credo, tornare a parlarne. E da qualche settimana, va detto, è tutto un produrre infografiche, dossier, approfondimenti e a mobilitarsi come da anni non succedeva: informazioni e iniziative che erano sparite dal dibattito pubblico per anni e chi si ostinava a parlarne era preso per matto. Anche perché ci avevano spiegato, gli stessi strateghi, che Minniti aveva risolto il problema alla radice, giocando sul campo della destra e togliendole argomenti. Il sospetto che anche il minnitismo acritico contribuisse alla crescita di questo sentire comune non li ha mai sfiorati: eppure era successo con i «taxi del mare», polemica innescata dalle forze politiche ora al governo e presa molto sul serio dal precedente, che aveva limitato le azioni delle Ong, anche per distogliere l’attenzione dai campi di concentramento libici. Dare ragione alla destra è un modo per farla crescere e, poi, per farla vincere.

Ora gli strumenti ‘democratici’ messi a punto dal duo Minniti e Orlando sono adottati dalle amministrazioni più destrorse, a cominciare dal daspo urbano, rilanciato da tutti i sindaci della Lega e di Fratelli d’Italia, con il contributo delle organizzazioni fasciste più o meno dichiarate che li affiancano e li fiancheggiano.

Del resto, in una Rai controllatissima e non proprio aperta al pensiero critico, si era deciso di lasciare uno spazio sconfinato alle intemerate di Salvini, spesso senza contraddittorio, nella convinzione che vedendolo in ogni trasmissione gli italiani avrebbero poi preferito leader centristi o esponenti di una destra moderata. Altro errore di valutazione clamoroso.

Sta finalmente succedendo, però, che una parte del paese si risvegli dal torpore, dalla esclusività della paura, dall’incubo delle invenzioni del tipo Kalergi, da un armamentario che la destra italiana e europea ha letteralmente copiato dalla propaganda della destra americana, come documenta Furio Colombo nell’introduzione al suo Clandestino. La caccia è aperta (La nave di Teseo). Ed è ovvio che la destra reagisca, con la rabbia e il disprezzo che la caratterizzano, ma la cosa importante è che non sia più sola, a fare proclami e a caldeggiare soluzioni finali e disumane. C’è finalmente un altro punto di vista. È ancora poca cosa, certamente, ma è meglio del niente indifferente e silenzioso e dei pessimi cortocircuiti degli ultimi anni.

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