Ieri notte è stato colpito il Magazzino 47, a Brescia.

I giornali locali scrivono: «Nuovo allarmante episodio dopo il rogo al campo nomadi di via Orzinuovi» e, aggiungerei, le bombe carta contro le casette di via Gatti. Nelle stesse ore è comparso, in pieno centro, uno striscione di Brescia identitaria, la sigla che raggruppa tutta l’ultradestra della zona, che suona come un’inquietante rivendicazione.

Il «rogo» è stato appiccato ai libri, con gesto altamente evocativo di un passato di violenza e di sopraffazione che alcune organizzazioni vogliono far tornare in questo Paese, in particolare in una città, come Brescia, che più di altre nel Dopoguerra è stata colpita dalla delirante e brutale violenza terroristica di stampo fascista.

Esprimo a nome di Liberi e uguali la nostra solidarietà al Magazzino 47 e la preoccupazione per il continuo ripetersi di questi episodi, a centinaia, tra pestaggi, violenze di strada, intimidazioni da parte di chi predica odio e lo pratica, in perfetta coerenza con l’apologia del fascismo che la nostra Costituzione vieta esplicitamente e che la Repubblica dovrebbe far rispettare.

Il ministro dell’Interno ieri sera in tv spiegava che va messo in atto un «percorso» di «tranquilla fermezza»: per ora abbiamo visto molta «tranquillità» e pochissima «fermezza» contro organizzazioni che – loro sì – si stanno strutturando in un «percorso» che prevede una vera escalation di violenza che rischia di diventare incontenibile.

Per tutte queste ragioni, torniamo a chiedere, da antifascisti e pacifisti, che si interrompa questa spirale e che i responsabili di questi innumerevoli episodi siano consegnati alla giustizia e sciolte le loro organizzazioni, contrarie alla legge e avversarie non di questa o quella parte politica, ma di tutta la Repubblica italiana.

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